Il risultato delle elezioni cantonali zurighesi ci dice che è cambiato qualcosa in questi ultimi mesi, probabilmente qualcosa di importante: clima e ambiente sono oggi, improvvisamente ma non troppo, temi politici determinanti. In questo caso in Svizzera, ma non solo.
È la realtà a suggerircelo: estati lunghe e roventi, siccità e tempeste, continui sbalzi di temperatura non fanno che confermare le previsioni degli studiosi (quelli che davvero si occupano della materia specifica). Lo si sapeva da anni, ma oggi evidentemente l’inconscio collettivo è pronto a manifestare una reazione, un’espressione meno vaga. Lo fa come altre volte nella storia, lasciando emergere delle figure carismatiche che si ergono a simbolo, molto diverse le une dalle altre – come lo erano Hitler, Gandhi, Lenin, Mandela, Trump, Obama, Mussolini, Stalin... Oggi il bisogno collettivo di salvezza e purezza, onestà e lucidità, un impulso forte di un inconscio collettivo che si sente minacciato nella sua esistenza, è incarnato da Greta Thunberg, la ragazzina svedese che con il suo esempio ha spinto centinaia di migliaia di persone, perlopiù giovani alunni e studenti, a scioperare per protestare contro lo scarso impegno di politici e governanti nella lotta per la salvaguardia del clima.
Certo, potremmo anche scuotere la testa di fronte all’ingenuità insita in alcune proposte delle giovani generazioni. Ma sarebbe fuorviante, poiché significherebbe guardare la pagliuzza e non vedere la trave: la trave di un sos lanciato dalla generazione che domani, assieme a quelle successive, si troverà alla guida di un mondo con un ambiente destabilizzato dalle generazioni precedenti. Se permettete, un’esigenza molto vitale, quella di poter continuare a vivere su questo pianeta godendo di una certa qualità di vita, che la nostra e le precedenti generazioni hanno ben conosciuto e altrettanto ben sprecato. Quindi: non sono le soluzioni che vengono al momento gridate da una Greta e dai suoi discepoli a contare, bensì è la volontà profonda di salvaguardare il filo di vita che lega una generazione umana alla prossima a dover esser tenuta in considerazione.
Ed ecco che Greta Thunberg, a sua insaputa, poiché lei stessa non è che l’eco di tanti altri, fa risuonare qualcosa anche a distanza, in una domenica elettorale nel canton Zurigo. Sarà pure il cantone più popoloso della Svizzera, ma se partecipa alle elezioni solo un cittadino su tre non sarà davvero plausibile che questa tendenza – verde e marcatamente donna, non dimentichiamolo (con il 41 per cento degli eletti in parlamento e una maggioranza di 4 a 3 in governo) – possa applicarsi pari pari alle prossime elezioni federali, fra mezz’anno. Come scrive Marzio Rigonalli a pagina 37, gli scenari sono tanti, pochi verranno confermati, in mezzo ad una confusione di posizioni contraddittorie. E forse ciò che è successo a Zurigo si rifletterà nel resto della Svizzera soltanto fra una legislatura. Ma in realtà ci vorrebbe poco perché il mood politico federale di ottobre gli assomigli quel tanto che basta per modificare, dopo quelli cantonali, anche gli equilibri politici nazionali. Molto dipende, quando a votare va uno su tre, dalla capacità dei partiti di mobilitare il proprio elettorato, e in questo contesto i partiti borghesi sembrano in seria difficoltà, in particolar modo l’Unione democratica di centro, che non si è mai profilata a favore dell’ambiente, anzi ha contribuito ad affossare la legge sul CO2. E qualcosa potrebbe influire ancora pure il meteo: un’altra estate con temperature da primato e calamità ambientali mobiliterebbe nuovamente chi ha a cuore l’ambiente. Come avvenne nel 2011 dopo il disastro nucleare di Fukushima.