Verso metà settembre l’aeronautica militare britannica Raf (Royal Air Force) ha reso pubblico un video in cui, attraverso la telecamera installata su un suo drone armato, si poteva vedere un missile bombardare una piazza di Abu Kamal, nei pressi di Deir ez Zor, in Siria, dove militi dello Stato Islamico stavano preparando un’esecuzione pubblica. Il video, proposto dai portali del maggiori quotidiani del mondo, è subito diventato virale. Fin qui niente di eccezionale: non è la prima volta che sui social-media arrivano video violenti a mischiarsi con quelli in cui gattini o cani documentano la scarsa intelligenza di chi li sta ritraendo. Ormai tutto è sdoganabile sul web: scene dal macabro in su? Sì, purché precedute da espliciti avvisi, oltre che dalla pubblicità per uno yogurt con proprietà mirabili o per un biscotto che i bambini inzuppano beati. Comunque, dopo aver visto saltare in aria un tribunale «open air» dell’Isis, spengo l’iPad ed esco sul balcone per una boccata d’aria. In cielo noto una luce che si muove lenta a sud-ovest e avverto un rumore sempre più distinto; vedo anche che la luce diventa blu, poi arrivo a distinguere un fascio di luce che viene proiettato roteando verso il basso... È un drone! Forse quello pubblicamente contestato (fa troppo rumore...) delle Guardie di confine! Penso per un attimo a quello della Raf visto sull’iPad, poi corro ad aprire il tablet e l’app Flightradar 24 per curiosità. Nessun drone su Lugano, dice. Sono più tranquillo, anche se lo sento ancora.
Sempre a metà del mese scorso, l’agenzia Ansa ha diffuso questo dispaccio: «Lo scorso mese è stato il terzo agosto più caldo di sempre, a livello globale, dietro solo ad agosto 2016 e 2015. Il periodo gennaio-agosto è stato invece il secondo più caldo di sempre, preceduto solo dai primi 8 mesi del 2016. Lo rende noto il Noaa, l’Agenzia statunitense per lo studio dell’oceano e l’atmosfera, sul suo sito». Il testo viene subito ripreso da innumerevoli siti web e diffuso in rete praticamente senza cambiare una virgola e sbizzarrendosi con i titoli, a partire dal tranquillo «Terzo agosto più caldo di sempre». Nella vicina Repubblica due giorni dopo la notizia viene ampliata con queste aggiunte (fonte Adnkronos): «Nel complesso, per l’Italia, l’estate 2017 – secondo i dati Isac-Cnr – risulta la seconda estate più rovente dal 1800, seconda solo a quella eccezionalmente torrida del 2003 (+2.48°C quella di quest’anno contro +3.76°C dell’estate 2003); oltre ad essere stata la quarta più siccitosa di sempre. A settembre tuttavia le precipitazioni sono più che raddoppiate con la caduta di ben il 127% in più di pioggia rispetto alla media sulla base dei dati Ucea relativi alla prima decade».
Oltre ad essere risalito sino al 1800 il primato di agosto ha guadagnato un bellissimo qualificativo: siccitoso! Ma torniamo al dispaccio iniziale: se in artimetica non è cambiato nulla, gli anni 2015 e 2016 sono quelli che hanno preceduto l’anno corrente, cioè il 2017. Questo vale per noi, per l’agenzia statunitense che ha lanciato la notizia e anche per le redazioni dei siti online o dei quotidiani che l’hanno ripresa. Quindi si può, si potrebbe (anzi: si dovrebbe) redigere la notizia del «terzo agosto più caldo di sempre, a livello globale» appena archiviato, in questi termini: «Lo scorso mese è stato meno caldo, a livello globale, rispetto all’agosto 2016, rispettivamente all’agosto 2015. Anche il periodo gennaio-agosto è stato meno caldo rispetto ai primi 8 mesi dello scorso anno, cioè del 2016. Lo si può dedurre dai dati pubblicati dalla Noaa, l’Agenzia statunitense per lo studio dell’oceano e l’atmosfera, sul suo sito». Il testo avrebbe un impatto un po’ differente, vero? Tanto da autorizzare anche un titolo diverso: «Ad agosto in calo la temperatura a livello globale». Per nulla falso rispetto allo scorso anno. E staccato da un sensazionalismo giornalistico difficile da maneggiare quasi come il surriscaldamento terrestre.
Come noto Teleticino si è accaparrata da Upc MySports la trasmissione in diretta tv dei derby ticinesi di disco su ghiaccio. La direzione di Comano ammette la sconfitta. Si rammarica ma anche si rallegra, come dice nel comunicato. Poi aggiunge: «RSI impiega i propri mezzi finanziari in modo efficiente nell’interesse dei cittadini che pagano il canone, non può giocare liberamente al rialzo in situazioni come questa». Sante parole, fair-play esemplare, quasi esagerato. Fossi a Comano avrei aggiunto: «Se però vi viene in mente di scipparci il format di uno dei quattro-giochi-quattro che la Rsi trasmette ogni giorno in modo efficiente (venti alla settimana, oltre cinquecento all’anno: buona pesa) nell’interesse dei cittadini che pagano il canone, allora vi accorgerete di che pelli siamo fatti».