È come se si fosse rotta una diga, nessuno ha più paura di parlare: molestie, ricatti, disonorevoli scambi. La polemica è facile, perché facile è accusare chi parla tanti anni dopo, ormai costruita una facile carriera (o insomma raggiunti guadagni e celebrità). Facile anche dire che non solo a Hollywood e non solo nel mondo dello spettacolo il maschio tende al ricatto sessuale nei confronti della bella gioventù, femminile e maschile. Si aggiunga inoltre che dove si è cercato di porre un argine, per esempio nelle università statunitensi, si è creato un clima di isteria e di caccia al mostro: è di questa estate la sospensione di un personaggio come John Rogers Searle, filosofo del linguaggio, il più importante e noto tra i viventi. Searle, 85 anni, è stato accusato da una ricercatrice di 24 anni di averla ricattata: per non aver ceduto alle sue avances le avrebbe dimezzato lo stipendio. Posto che un docente in pensione possa gestire gli stipendi (ma forse negli USA è possibile), se fosse vera sarebbe un’azione riprovevole. L’imbarazzo è sorto come sempre dall’assenza di prove, se non la parola di una contro quella dell’altro. La vicenda è finita in un tribunale della California, Searle è stato allontanato dall’Università di Berkeley e, per non farsi mancare niente, la sua casa editrice si è rifiutata di pubblicare i suoi ultimi studi. Non è stato più invitato a nessun convegno, cancellati gli inviti pregressi.
Che cosa avrà avuto in mente la giustizia americana per trattare così uno studioso proprio della mente e dell’intenzione? Colpire un ottantacinquenne per educarli tutti, secondo il motto di Mao poi ripreso dalle Brigate Rosse? In ogni caso il risultato è una censura che punisce chi la compie, privando se stessa e il mondo degli ultimi anni di un grande filosofo della mente e del linguaggio. La situazione è diversa per Kevin Spacey, il grandissimo Keyser Söze dei Soliti sospetti, il politico Frank Underwood di House of Cards. Pare che Spacey da decenni molestasse i ragazzi sul set. Certo non dev’essere una novità per nessuno, se in otto della troupe di House of Cards lo hanno denunciato, né vale come accusa la vacanza a Ravello con undici uomini di varia età, le foto dello scandalo, sui giornali, mostrano dei signori al ristorante e in barca, come può capitare a chi voglia partire solo con amici del suo stesso sesso. Ora Spacey dopo la confessione ha detto che si curerà (ma se è pedofilia la cura non esiste), si è ritirato dalle scene. Netflix ha deciso di interrompere le stagioni della serie con Underwood, probabilmente lo farà morire nelle prossime puntate.
Un trattamento simile a quello di Searle, che però è accusato di una sola presunta molestia, mentre pare che quello di Spacey sia proprio uno stile di vita. Due Oscar, una carrettata di premi, un orientamento sessuale certamente noto, molestie non nascoste a molti. Perché nessuno ha parlato? Perché nessuno ha esercitato quella parresìa, quell’espressione libera del proprio pensare e sentire che dovrebbe caratterizzare la società senza privacy e senza segreti in cui abitiamo? Fu Euripide il primo a citare la parresìa nelle sue tragedie, da pan (tutto) e rhēsis (parola, discorso): dire tutto, non nascondere nulla. Platone, di poco successivo a Euripide, ritiene che non si possa essere amico della sapienza (philos di sophia, quindi filosofo) senza esserlo della verità. La menzogna è disonorevole, si legge nell’Ippia minore, infatti è migliore Achille, che mente senza intenzione quando dice che tornerà a casa da Troia e poi subito dopo decide di rimanere a uccidere Ettore, rispetto a Ulisse, che mente sempre ben sapendo di mentire.
La parresìa è incarnata per Platone nel suo maestro Socrate: tutto il giorno girava per Atene sottoponendo i cittadini a una sorta di interrogatorio, che li doveva portare a esaminarsi la coscienza e a riconoscersi ignoranti e vanitosi. Senza questa dote non si potrebbe pensare nemmeno la democrazia, o quell’idea embrionale di democrazia che si incominciò a vivere ad Atene, dove erano uguali tra loro ed eleggibili i cittadini nati ad Atene, liberi, maschi e sani. Ben presto però si accorsero che se parlavano tutti avendo tutti lo stesso peso politico, non si sarebbe mai riusciti a governare, stabilirono quindi delle regole per gestire il potere con autorità.
Non mi sembra diverso da quello che stiamo vivendo noi: ciascuno può parlare e dire e mostrare quello che vuole, con rari e non ben definiti limiti, grazie allo sviluppo dei social media. Però questa grande libertà di espressione crea un tale rumore da impedire qualsiasi passo di controllo e governo. Così sappiamo, e vediamo in fotografia, che cosa ha mangiato oggi a pranzo una diva di Hollywood, ma la stessa terrà ben nascosti anni di molestie, se non potrà ricavare un vantaggio dalla denuncia. Visibilità, fama, diffusione della propria immagine, e altri fondamentali guadagni senza i quali la vita non sembra degna di essere vissuta.