Dei nordici, cattivi esempi

/ 22.04.2019
di Maria Bettetini

Loki è molto bello, suadente, simpatico. È il più sottile e sagace degli dei, abitanti in Asgrad. È amico di Thor ed è il traditore di Thor. Spesso con i suoi stratagemmi ha salvato le divinità, quindi tutti sopportano le sue doppiezze, perché sanno che potrebbero volgersi a loro vantaggio. Loki è un trickster, una divinità di cui non fidarsi, un imbroglione, che può trasformarsi in rana o aquila a piacimento. Nel giorno del Giudizio, non starà dalla parte delle divinità, però ugualmente troverà la morte. Questi dei del Nord fanno davvero paura: non hanno un’etica, vogliono solo primeggiare, ricorrono a penosi sotterfugi, a loro importa solo combattere i Giganti di vario genere (con novantanove teste, alti otto metri, genitori di lupi cattivissimi).

Le diatribe dell’Olimpo, pur se crudeli e spesso ingiuste, sembrano favolette: Giunone/Era se la prende con le amanti del marito, vittime del marito. Europa, Leda, Eco, Io, sono donne punite per la loro avvenenza, e poverette, non avevano colpa, ma la moglie del capo degli dei non poteva rivalersi sul marito, in cima alla gerarchia, per quanto del tutto incosciente nel desiderio di sedurre fanciulle. Veniva punita ingiustamente una donna. Non un popolo! Non famigliari e parenti e innocenti di passaggio. Ma la mitologia nordica insegna che non c’è da fidarsi di nessuno. Moriranno tutti, per fortuna, nel giorno di Ragnarok, la battaglia finale che infine colloca a capo del nuovo mondo, il regno di Idavoll, e gli dei saranno persone per bene, i figli di Thor, Modi e Magni, e Balder, buono e bello, e Vidar e Vali, figli di Odino. Odino era il più importante e il più antico degli dei, aveva dato un occhio in cambio della saggezza.

Vedeva tutto, ma fu lui a portare la guerra nel mondo. Sopravviveva chi era nelle sue grazie, moriva chi da lui era tradito, tra i morti gli eroi sarebbero stati con onore accolti dalle splendide Valchirie, che nel Valhalla avranno garantito cibo, bevande, e combattimenti di lotta. Un bel futuro insomma. Poi non si può dimenticare Thor, figlio di Odino, dio del tuono. Grande e grosso, dotato di un martello che si trasforma in arma letale, è sincero e onesto, a differenza di suo padre. Poi ci sono i Nani, che vivono sottoterra, del tutto sottoposti al volere degli dei: per loro forgiano gioielli e armi magiche.I Greci, già nel VI secolo a.C., permettevano voci fuori dal coro: la religione di Zeus, Era, Atena, era la religione pubblica. Da una parte, ne accettavano le cruente origini: padri che mangiano i figli, nemici – come Atreo – che offrono i figli del nemico come pranzo, tradimenti, punizioni esagerate per gesti di pura compassione, come venne colpito Prometeo, solo perché aveva fatto trovare il fuoco a quei poveretti degli animali razionali, gli uomini. Dall’altra parte, però, alla filosofia era permesso un atteggiamento critico, purché non disturbasse la vita cittadina. Così fu per Senofane, nato nel 570 a.C., che semplicemente disse cose di buon senso, per esempio: «Se i buoi, i cavalli e i leoni avessero mani, i cavalli dipingerebbero immagini degli dei simili ai cavalli, i buoi simili ai buoi, e plasmerebbero i corpi degli dei simili all’aspetto che ha ciascuno di essi».

Poi la critica alla tradizione epica: «agli dei Omero ed Esiodo attribuiscono tutto ciò che è onta e vergogna: rubare, commettere adulterio, ingannarsi a vicenda». Platone tentò di censurare Omero, nella sua Repubblica, i giovani non devono ascoltare né tanto meno cantare di dei ubriachi, mentitori, traditori. Però Senofane era un filosofo itinerante, parlava a pagamento, non dava fastidio a nessuno. Anche Platone ebbe la furbizia di costruire una città ideale, assurdamente comunista e gerarchicamente costituita. Una follia lontana dalla realtà, impossibile, per quanto fosse per lui un sogno veridico, «da qualche parte potrebbe trovarsi», anche se i suoi tentativi di costituirla a Siracusa erano stati un fallimento. Ma peggio andò al suo maestro Socrate, che morì anche a causa di un presunto ateismo. No, disse Socrate, io credo.

Non credo «agli dei della città», come si legge nella Apologia trascritta da Platone. Socrate fu condannato, non per la religione, ma perché era di disturbo alle autorità, si permetteva di mettere al muro grandi e piccini, inchiodandoli alla vacuità del loro pensiero, delle loro convinzioni. Quindi il mondo greco subisce ma critica queste divinità da cabaret. Molto diverso è il mondo divino germanico, di cui parlano solo poemi e leggende. Nessuna razionalità governa questo mondo di dei arrabbiati e traditori, assassini senza motivo di famiglie intere di Giganti, capaci di rendere schiavi umani, animali e Nani. Che cosa dobbiamo pensare? Forse era una modalità per giustificare comportamenti negativi, se perfino gli dei mentono e tradiscono, è ovvio che a noi umani non si può chiedere compassione e condivisione. Anzi, peggio si comportano le divinità, più mi sento libero di umiliare e mentire e uccidere. Religioni che fanno paura e consentono i peggiori comportamenti. Non è quello che chiediamo a una religione.