Cara professoressa,
sono stata sua allieva all’Università di Pavia e le scrivo ora con la stessa fiducia che provavo per lei allora. Ho 35 anni e in un momento di sconforto mi sono iscritta a una app di incontri. Non creda per questo che io sia da buttar via anzi, sono piuttosto carina ma da tempo non trovavo la persona giusta, uno che mi piacesse realmente.
Così mi sono decisa a tentare su Internet. Non le dico la mia delusione! Molti chiedevano di uscire insieme al primo contatto, dopo un frettoloso: «ciao bella!» o una faccina ridente. Altri addirittura di andare a letto, come se mi fossi iscritta per questo. Pare che molte ragazze accettino subito, non io! Ho preferito sondare con chi avevo a che fare e solo dopo molte chat un coetaneo mi ha convinta a rischiare. E una sera ci siamo incontrati per un aperitivo. Mi è piaciuto subito e mi sono illusa di aver incontrato il grande amore, un sentimento che lui sembrava ricambiare. In quel periodo ci siamo scritti teneri messaggi, ci incontravamo appena possibile, facevamo progetti per il futuro… Tutto questo è durato tre mesi durante i quali mi ha presentato i suoi amici e portato a casa sua. Ma, da un giorno all’altro, ha trovato mille pretesti per non vederci e mille modi per non sentirci finché è scomparso del tutto.
Dato che non riuscivo a farmene una ragione, ho contattato un suo amico e lui mi ha rivelato ciò che non avrei mai voluto sentire: ero stata mollata perché considerata poco seria, una ragazza facile di cui non si può avere fiducia. A quel punto sono caduta in un profondo sconforto, dove ho sbagliato? È proprio così? / Margherita
Cara Margherita,
non si disperi. Da sempre gli uomini peggiori ricorrono a simili pretesti per scaricare la ragazza quando, ottenuto quanto volevano, non intendono proseguire la relazione. Negli anni Cinquanta il trabocchetto era la «prova d’amore»: se lei non cedeva li aveva delusi, se lei acconsentiva era una poco di buono. Suppongo, visto il soggetto superficiale e irresponsabile che aveva trovato, sarebbe successo lo stesso anche se vi foste conosciuti in parrocchia o in biblioteca. Probabilmente è stato meglio perderlo che trovarlo.
Certo non possiamo incriminare una persona perché non ci ama più. Può capitare a tutti di iniziare una storia con le migliori intenzioni e poi di non riuscire a portarla avanti. Ma la scusa invocata è vile e meschina e lei non deve certo condividerla. Purtroppo noi donne, dopo secoli di subordinazione, portiamo iscritta nel Dna la colpa di desiderare, di amare, di sperare, di… osare. Una volta gli incontri erano combinati e controllati dai genitori, per cui la donna non aveva nessuna responsabilità sull’esito della relazione. Ora siamo libere di compiere delle scelte ma la libertà espone a dei rischi e costa cara. Non tutti quelli che entrano nei siti d’incontri hanno cattive intenzioni, ma chi varca lo schermo non sa chi trova dall’altra parte. Se si è timidi e sensibili come lei, meglio astenersi dall’affrontare l’ignoto. Purtroppo non sappiamo più attendere e l’impazienza ci rende vittime di un mondo complesso e intricato di cui non possediamo ancora le mappe. Forse sarebbe meglio entrare a far parte di un gruppo di cui condividiamo i valori, gli interessi, gli hobby, lo stile piuttosto che affidarci a un sito di incontri che attira persone per bene come lei ma anche individui cinici e sfrontati, incuranti del dolore che possono provocare nelle persone di cui si prendono gioco. Ora le resta il compito di ritrovare l’autostima, di darsi fiducia, di volersi bene, anche offrendo ad altri, fragili e vulnerabili come lei, ciò che le manca. Ognuno conosce se stesso in un gioco di specchi e spero che il disprezzo che lei prova nei confronti del suo miserabile seduttore possa renderlo consapevole del nulla che è e del vuoto che lo circonda.
Sono certa dell’incoraggiamento che vorrebbero esprimerle i nostri lettori e lo farò io per tutti: forza Margherita! Dopo l’autunno e l’inverno viene sempre primavera.