Buongiorno, come mai si trovano sempre più prodotti con la dicitura «senza olio di palma»? È una nuova moda o fa veramente male alla salute per questo lo stanno togliendo da molti prodotti? Mi viene il dubbio se lo devo evitare pure io. Sarebbe così gentile da aiutarmi? Cordiali saluti, Lisa
Gentile Signora Lisa, come giustamente fa notare, ancora una volta sembrerebbe essere esploso un nuovo trend. Viviamo in un mondo strano, dove alcune volte basta lanciare un sassolino nello stagno e all’improvviso siamo sommersi, mentre altre volte, malgrado si supplichino tutti di correre ai ripari, nessuno si muove. Ciò avviene anche e forse soprattutto nel contesto alimentare, dove tutto – ma proprio tutto – fa moda. Posso quindi facilmente immaginare la sua difficoltà di fronte al bivio: credere o non credere?
Quello che lei solleva è un dubbio sicuramente legittimo: basti osservare come da qualche mese su sempre più prodotti industriali sia riportata a caratteri cubitali la dicitura «senza olio di palma»; le pubblicità televisive stesse cavalcano quest’onda annunciandone l’assenza. «Biscotti senza olio di palma», «Crema senza olio di palma», e avanti così. Ma vediamo un po’ di capire che cosa ha di così nocivo questo bistrattato olio, fino all’altro ieri pressoché sconosciuto alla massa ma strausato dall’industria alimentare.
Trattasi semplicemente di un olio vegetale che deriva dal frutto della palma. Nonostante l’origine vegetale, però, è ricco di acidi grassi saturi, cioè quelli che normalmente sono presenti in alimenti di origine animale e che, se assunti in grandi quantità, possono essere nocivi per la salute. È un olio molto versatile, ha una grandissima resa (calcolata come la quantità di olio prodotta per ettaro, all’anno) e i suoi costi di produzione sono minimi perché prodotto in paesi tropicali dove la manodopera costa poco.
Tutto questo ha contribuito, negli anni, a renderlo il grasso preferito di moltissime industrie alimentari – a scapito di altri tipi di grassi vegetali o animali – per la produzione di prodotti di pasticceria, gelati, cibi già pronti, dadi, margarine, gelati industriali ecc. Ma non solo, è utilizzato anche per prodotti non commestibili come rossetti, burro cacao, cere, lucidanti, shampoo e tanto altro ancora. Essendoci quindi una richiesta sempre più grande i produttori di quest’olio hanno iniziato ad ampliare le loro coltivazioni di palme e a ridurre drasticamente la superficie delle circostanti foreste naturali.
Tutti questi motivi hanno portato sempre più consumatori a combattere l’utilizzo di questo grasso e a boicottare i prodotti che lo contengono tanto da portare molte industrie alimentari a non utilizzarlo più in alcuni prodotti.
Per rispondere alle sue domande, quindi, le dirò anch’io che, sì, effettivamente è un grasso potenzialmente nocivo per la nostra salute e per l’ambiente, ma come per qualsiasi altra cosa aggiungerò che tutto è dettato dal nostro raziocinio: l’olio di palma, come tanti altri alimenti, fa male se assunto nelle quantità sbagliate. Però ecco, tenendo presente quanto sopradescritto le dirò anche che io ho iniziato a prestare particolare attenzione alle etichette (tratterò questo tema in un altro articolo) dei prodotti. Laddove posso, lo evito. È una scelta, e non sarò io a dire quale sia quella giusta o quella sbagliata, ma i dati di fatto mi pare parlino chiaro.