Comuni storie di comuni

/ 03.12.2018
di Ovidio Biffi

Chissà se in Ticino con Giuliano Bignasca e con la Lega, e fors’anche in Svizzera con la parallela gestione dell’Udc da parte di Christoph Blocher, noi abbiamo vissuto una sorta di prima ondata o di avanguardia dello tsunami populista che ora imperversa in buona parte dell’Occidente? È una domanda che mi ritrovo nella mente ogni volta che il tema del populismo arriva a monopolizzare l’informazione, vuoi con neri segnali delle destre dell’est-europeo, oppure con prodezze del grezzo bipolarismo italiano o con qualche manzoniana braverìa inventata alla Casa Bianca. E restando in Italia, con la grancassa gialloverde e i suoi giullari al governo, vien da chiedersi: è proprio populismo il loro o è piuttosto populismo quello della gente del Friuli Venezia Giulia che in poche settimane, senza invocare o aspettare aiuti del governo sovranista, ripara gli incommensurabili danni provocati al loro territorio dalle tempeste del mese scorso? L’interrogativo sembra un invito a privilegiare un discorso più «nostrano», cioè un populismo che sia ancorato alle origini, cioè che mantenga le radici nella democrazia diretta, quella che da noi sopravvive con la politica dei cantoni e dei comuni.

Ci provo partendo da una notizia che mi suggerisce di collegare l’attualità di casa nostra con quanto è capitato oltre mezzo secolo fa in Valle di Muggio dove sono nato e abitavo. La notizia arriva anch’essa da una delle nostre valli, forse la più romita (che purtroppo è sinonimo anche di remota) del nostro cantone: la Lavizzara, i cui abitanti oggi formano comune unico. Quindici anni dopo l’aggregazione dei comuni che da Prato Sornico e Peccia portano sino a Fusio, constatato che la popolazione diminuisce (da oltre seicento anime si è scivolati a 560), il municipio aveva già varato degli «incentivi» economici con l’intento di sostenere nuove famiglie e più figli (anche per salvare la sede scolastica). Ora ha deciso di realizzare un’altra riforma proposta dalla speciale commissione istituita per affrontare il problema dello spopolamento e ha sottoposto al consiglio comunale di istituire un credito quadro per finanziare contributi a chi amplia vecchi edifici o costruisce nuove abitazioni a uso primario. Anche questa seconda misura, se accettata dal legislativo comunale, è chiaramente finalizzata a fronteggiare il calo demografico. Dalle dichiarazioni delle autorità comunali si intuisce che alle speranze («se il numero delle richieste dovesse essere maggiore alla disponibilità, verrà fatta una graduatoria») si abbina ora una decisionalità molto esplicita (in caso di approvazione «è prevista l’entrata in vigore con effetto retroattivo al 1. gennaio 2018»), quasi per non escludere dall’incentivazione progetti già avviati.

Come già accennato, l’iniziativa di Lavizzara mi porta indietro nei ricordi, ad un’analoga iniziativa ideata a Sagno. Inizio anni Sessanta, edilizia cantonale ormai con il turbo, si costruisce un po’ dappertutto mirando quasi esclusivamente a seconde residenze e a una clientela extra ticinese. Sagno, comune che stava subendo un pesante declino demografico imputabile ai richiami dei posti di lavoro e dei centri al piano, decide di reagire e di scendere in campo nell’immobiliare. Spinti da un esecutivo dinamico e ardito, gli abitanti accettano di alienare i terreni ormai incolti e senza alcuna resa del patriziato allo scopo di consentire al comune di parcellizzare e dotare di infrastrutture una vasta fascia di terreni su cui viene innestato un formidabile incentivo: 400 mq gratuiti a chi compera altri 400 o più metri, impossibilità di rivendita e impegno a iniziare i lavori di costruzione entro 12 mesi. Formula vincente, sia perché ha consentito di trattenere giovani nel comune, sia perché ha richiamato abitanti anche dai centri vicini, unitamente a una serie di acquirenti svizzero-tedeschi, lombardi e germanici. Le critiche iniziali (in particolare del «Blick») per presunte speculazioni o per il «patrio suolo regalato» a stranieri, sono risultate fuori luogo davanti a un risultato concreto: Sagno in pochi anni è diventato il comune di montagna con il moltiplicatore più basso.

Nonostante qualche diversità di fondo (a Sagno si puntava all’attrattiva del possesso fondiario, oggi a Lavizzara ci si limita a sovvenzioni per ristrutturazioni o nuove abitazioni) entrambi i progetti mirano a sconfiggere spopolamento e denatalità, fenomeno che la politica invece da sempre ama trascurare. Anche da noi. E ancora oggi. Lo conferma un recente comunicato della roboante «Piattaforma di dialogo Cantone – Comuni», riunitasi in seduta la scorsa settimana: tutto a posto, clima costruttivo e positivo, intese per la riforma dei rapporti istituzionali e per la riforma fiscale. Alla fine ecco un riferimento «demografico»: i comuni riceveranno un sostegno finanziario se... faranno avere l’opuscolo «easyvote» ai propri giovani. Capito? Se questi se ne vanno dalle valli il problema è dei comuni; l’unica preoccupazione è che i sopravvissuti... leggano i volantini e votino alle cantonali.