Come sta lo stato del benessere

/ 25.02.2019
di Angelo Rossi

Il welfare State, o, nella traduzione italiana, lo stato del benessere può essere definito come il complesso di misure di politica sociale che i governi dei paesi più avanzati hanno adottato, durante la Seconda guerra mondiale o nel periodo immediatamente successivo, per venire in aiuto degli strati di popolazione più poveri. Sono misure che riguardano, in generale, le pensioni, le indennità per la disoccupazione, gli aiuti alle famiglie, i sussidi per i premi di cassa malati, e per altri tipi di assicurazione delle persone. Queste misure sono finanziate con contributi dei datori di lavoro, con contributi dello Stato e con il risparmio dei privati. Senza ombra di dubbio le misure del Welfare State hanno contribuito, durante la seconda metà del ventesimo secolo, a migliorare il livello di vita di una quota molto larga della popolazione.

Per diversi motivi, ma, soprattutto, per il progressivo invecchiamento della popolazione questo insieme di politiche sociali è oggi in pericolo. In molti paesi, infatti, la progressione dei costi delle sue misure è molto più rapida della progressione dei mezzi, di provenienza pubblica o privata, con i quali queste misure vengono finanziate. Di conseguenza, non di rado, il finanziamento dello Stato del benessere diventa la ragione principale del progressivo aumento del debito pubblico. Fatta questa premessa ci si può chiedere quale sia in realtà la situazione in materia. A fare il bilancio ci aiuta il rapporto di aggiornamento sulla spesa sociale dell’OCSE, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Per poter consentire confronti, l’importanza della spesa sociale viene misurata, in questo documento, come quota del prodotto interno lordo di ciascun paese. Nel 2018 la stessa, per l’insieme dei paesi dell’OCSE, era pari al 20%. Naturalmente vi sono differenze significative tra nazione e nazione. In testa alla classifica vi è la Francia con una quota di spesa sociale superiore al 30% del Pil. Anche Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania e Italia possiedono quote elevate di spesa sociale, superiori al 25%. In coda alla classifica vengono invece Svizzera, Islanda, Irlanda, Turchia, Corea e Cile. In questi paesi la quota della spesa sociale è inferiore al 16% del Pil. In generale, la quota di spesa sociale tende ad aumentare. Vi sono però paesi come la Svezia, la Slovenia, la Nuova Zelanda, la Slovacchia, l’Irlanda e, soprattutto, l’Olanda nei quali, nel corso degli ultimi decenni la quota di spesa sociale, finanziata dal settore pubblico, è diminuita.

Le differenze tra una nazione e l’altra sono dovute naturalmente al modo diverso nel quale la politica sociale dei singoli paesi viene finanziata. Le differenze maggiori concernono il modo con il quale la spesa viene ripartita tra Stato e settore privato (aziende e singole persone assicurate). Negli Stati con una quota di spesa sociale elevata, è lo Stato che si fa carico di buona parte della spesa. In Svizzera, Islanda, Irlanda e via dicendo, invece, è il settore privato ad assumersi una parte importante della stessa. Così, in Francia, lo Stato si assume praticamente la totalità del finanziamento, mentre in Svizzera lo Stato finanzia un po’ meno del 60% della spesa mentre il resto viene assunto da aziende e privati.

Questo fa si che, mentre nella classifica concernente la quota di spesa sociale assunta dallo Stato la Svizzera figura, come si è già visto, negli ultimi posti (al ventiseiesimo rango per essere esatti), in quella sull’importanza della spesa sociale complessiva (pubblica + privata) risale all’undicesimo posto. Delle nazioni dell’OCSE la Svizzera è quella che ha di gran lunga il maggiore contributo al finanziamento della spesa sociale da parte delle aziende e dei privati. È una buona premessa. Ma è possibile che, con questa struttura del finanziamento della spesa sociale, la Svizzera, in futuro, in seguito all’invecchiamento della popolazione e quindi alla flessione dei contributi da parte dei privati, potrebbe trovare maggiori difficoltà nel finanziamento della spesa sociale rispetto a quei paesi che hanno invece riversato il carico del finanziamento sulle spalle dello Stato.

Rileviamo da ultimo che i due campi di intervento più importanti della spesa sociale sono, sempre stando all’OCSE, le pensioni e la salute.