Come lo Stato riduce le ineguaglianze

/ 29.01.2018
di Angelo Rossi

Viviamo in un’epoca in cui l’opinione pubblica si interessa con grande attenzione all’evoluzione della distribuzione del reddito e della ricchezza. Ogni anno un periodico d’oltre S. Gottardo ci propina la sua classifica delle persone ricche e ogni anno possiamo constatare che a questa o quella persona, a questa o quella famiglia, è riuscito di aumentare la propria sostanza del 10, del 20%, o anche di più, mentre il nostro salario, per non parlare della nostra pensione, sono restati quelli che erano l’anno scorso. È vero che ci sono anche i ricchi che perdono. Anche se, in qualche caso, si tratta di perdite di centinaia di milioni di franchi di fatto queste persone continuano a restare ricche. Passano semplicemente dai primi posti della classifica ai secondi. Di ricchi di ieri che siano costretti a cercare la carità, oggi, non se ne vedono in giro. Avvertitemi se doveste incontrarne uno.

Passando dalla sostanza al reddito (che sono due concetti molto diversi anche se molti commentatori tendono a confonderli nel termine generico di ricchezza) c’è poi, da noi, il discorso della distribuzione, con la litania dei ricchi che diventano sempre più ricchi e dei poveri che diventano sempre più poveri. E, in mezzo al sandwich della distribuzione del reddito, il mantra della classe media che starebbe sgretolandosi. Come dimostrano le statistiche, in Svizzera il reddito medio aumenta, la deviazione standard, ossia, in parole molto spicce, la differenza tra i più ricchi e i più poveri, non sembra aumentare, e la classe media (misurata con il reddito) non ha, per il momento, perso di importanza.

Da questo punto di vista, il nostro paese rappresenta forse la grande eccezione tra i paesi economicamente avanzati, i quali, nel corso degli ultimi trent’anni hanno invece visto aggravarsi le disparità di reddito. Tuttavia è necessario rilevare che se è così, ossia se le disuguaglianze nella distribuzione del reddito non si aggravano, lo si deve all’effetto redistributivo che esercitano la tassazione progressiva del reddito imponibile, da un lato, e la spesa dello Stato, in particolare quella sociale, dall’altro. Dovessimo cambiare il sistema di tassazione, in particolare dovessimo diminuire, come viene auspicato da molti, le aliquote per i redditi più elevati, oppure, dovessimo diminuire le somme che lo Stato ridistribuisce ai titolari di redditi bassi, allora senza dubbio anche da noi varrebbe il postulato che i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Lo provano, tra l’altro, le statistiche fiscali pubblicate da Confederazione, Cantoni e città.

Prendiamo due casi per illustrare il nostro argomento. A Lugano, nel 2013, i 258 contribuenti più ricchi, quelli cioè che hanno pagato in imposte (imposta sul reddito, sulla sostanza e altre imposte personali) più di 50’000 franchi, hanno versato alle casse della città circa 27,5 milioni di franchi. In altre parole questi contribuenti, che rappresentavano lo 0,6% dell’effettivo di contribuenti della città, hanno pagato un montante di imposte pari al 14,3% del totale delle imposte percepite. Se prendiamo una classe di ricchi più ampia, quella rappresentata dai contribuenti che hanno pagato più di 10’000 franchi di imposta troviamo che la stessa, che rappresenta il 5,8% dell’effettivo di contribuenti, ha versato un montante di imposte pari al 37,5% del totale incassato dalla città. A livello nazionale disponiamo dei risultati di una ricerca, svolta da Christian Frey dell’Università di Lucerna che riguarda il totale delle imposte pagate alla Confederazione, ai Cantoni e ai Comuni e l’anno 2014. I risultati presentati da Frey ci dicono che lo 0,5 dei contribuenti più ricchi hanno pagato il 18,72% dell’effettivo totale, mentre che il 5% dei contribuenti più ricchi hanno versato il 42,83% del totale degli importi incassati dagli enti pubblici a titolo di imposte sulle persone, nell’anno ricordato qui sopra.

I due esempi dimostrano che le aliquote progressive, applicate da Comuni, Cantoni e Confederazione nella tassazione, sono strumenti di ridistribuzione estremamente potenti. Quando si parla di ineguaglianze nella distribuzione del reddito non si dovrebbe quindi dimenticare di citare che le stesse sono corrette, in modo efficace, dalle aliquote di tassazione applicate nella determinazione delle imposte dirette. Certo si potrebbe fare di più. Ma i tempi (politici) non sembrano essere favorevoli a riforme fiscali che aumentino la tassazione progressiva del reddito e della sostanza.