Christian Vitta, il finanziere

/ 30.09.2019
di Angelo Rossi

È un po’ di tempo che non tocchiamo il tema delle finanze del Cantone Ticino. Ce ne dà ora lo spunto per farlo la pubblicazione dei risultati del consuntivo del 2018 che si chiude in modo eccellente con un’eccedenza di esercizio di 137 milioni di franchi e un risultato totale, ossia dopo la presa in considerazione del conto investimenti, sempre ancora in positivo per 40 milioni. Sappiamo anche come questo saldo di esercizio sia stato raggiunto. Con una diminuzione di 26 milioni rispetto alla spesa preventivata e con un aumento di ricavi, rispetto al preventivo, di 104 milioni di franchi. Congratulazioni agli amministratori del Cantone e, in primis, al capo del Dipartimento finanze che si può proprio dire può, per il momento, dormire su un letto di piume.

Più che il risultato finanziario in sé quello che ci interessa in questo articolo è verificare se il Cantone sta seguendo una politica finanziaria ragionevole. Quando consideriamo quello che vien detto e scritto sull’andamento delle finanze cantonali ci scontriamo in generale con due scuole di pensiero. La prima, certamente maggioritaria, considera che il meglio che il Cantone possa fare è diminuire le imposte, tagliare la spesa e, nella misura del possibile, ridurre il debito pubblico. Chi ragiona in questo modo pensa, indipendentemente da quale sia la sua posizione nel ventaglio delle formazioni politiche, che un franco prelevato con le imposte e speso dallo Stato è un franco perso per l’economia. Tanto varrebbe buttare questi soldi in una fossa e ricoprirla di terra. L’effetto sull’economia sarebbe lo stesso. L’altra scuola reputa invece che, anche in un’economia di mercato, lo Stato svolge un ruolo importante in quanto si assume il finanziamento di prestazioni, che il mercato di per sé non farebbe, come la sicurezza della popolazione o l’educazione della stessa al livello primario e secondario.

Un altro campo nel quale lo Stato agisce in favore dell’economia è quello delle infrastrutture: dalla rete viaria ai numerosi e costosi manufatti di protezione contro possibili catastrofi naturali, dalle infrastrutture nel settore energetico a quelle che albergano le attività del tempo libero, culturali e sportive. Investendo nell’infrastruttura lo Stato contribuisce all’espansione della domanda globale e dunque anche alla crescita dell’economia. Anno sì, anno no, nell’economia ticinese vengono investiti da aziende, privati e amministrazioni pubbliche, circa 6 miliardi di franchi. Nel corso degli ultimi dieci anni gli investimenti del Cantone si sono aggirati annualmente sui 350 milioni di franchi. Con quasi 6% del totale degli investimenti realizzati in Ticino, il Cantone è quindi uno dei maggiori investitori dell’economia cantonale. A questo punto il lettore si chiederà dov’è il problema. Il problema è rappresentato dal fatto che, nel corso di questo periodo, i gestori delle finanze cantonali hanno spesso utilizzato la spesa per gli investimenti come una specie di ammortizzatore del deficit di bilancio, tagliando gli investimenti ogni qualvolta si profilava all’orizzonte la possibilità di un deficit rilevante.

Per l’importanza dell’attività di investimento del Cantone un taglio nella spesa di investimento si trasforma immediatamente in una riduzione del tasso di crescita del Pil cantonale. Se il Cantone, per fare un esempio, riduce di 60 milioni i suoi investimenti, l’aggregato degli investimenti dell’economia ticinese si riduce dell’1% e il possibile tasso di crescita del Pil dello 0.2%. Dal 2009 al 2016, il Cantone ha utilizzato la spesa di investimento come ammortizzatore degli eventuali deficit di bilancio. Di conseguenza la spesa annuale per investimenti è restata costante o è diminuita. Solo negli ultimi due anni, ossia nel 2017 e nel 2018, gli investimenti hanno ripreso ad aumentare in modo significativo passando da 285 milioni nel 2016 a 420 milioni nel 2018. Si tratta di un aumento pari al 47% nel giro di due anni. Aiutato dagli interessi negativi, il direttore del Dipartimento delle Finanze, Christian Vitta, sta così profilandosi come uno dei più grandi finanzieri che il Cantone abbia mai avuto. E in questo incontra la nostra approvazione.