Chi comanda in Svizzera?

/ 09.07.2018
di Angelo Rossi

Wer regiert die Schweiz è un libro sulle élites svizzere, pubblicato nel 1983 con molto successo dal giornalista Hans Tschäni. Tschäni aveva posto al centro dell’analisi il fenomeno del nepotismo, ossia della rete di relazioni personali che, nella Svizzera di quei tempi, correvano tra il potere politico e il potere economico. Il nepotismo è un pericolo per la democrazia perché può portare alla concentrazione del potere nelle mani di pochi. La figura del consigliere nazionale, o degli Stati, membro di importanti consigli di amministrazione e, contemporaneamente, alto ufficiale dell’esercito costituiva il prototipo di questo tipo di relazioni. L’esistenza delle stesse fu all’origine di diversi scandali.

Quello che forse i nostri lettori meglio ricordano, per essere recente e di grande portata, è il fallimento della Swissair avvenuto, tra l’altro, perché nel suo consiglio di amministrazione il know how in materia di politica era largamente superiore a quello in materia di gestione nel settore dell’aviazione. Nel suo studio Tschäni affermava poi che la «Filzokratie», così vien definito il nepotismo in tedesco, era probabilmente una conseguenza del sistema di milizia. In teoria ogni svizzero (e ogni svizzera naturalmente) può essere eletto in un consesso politico, partecipare attivamente in una o più delle migliaia di organizzazioni della nostra società o far carriera nell’economia. Il problema sorge quando i ruoli che questa persona assume si accumulano, una tendenza che, purtroppo, viene facilitata dal sistema di milizia.

La conseguenza dell’accumulo di responsabilità è che a comandare sono sempre in pochi. Il sociologo Hanpeter Kriesi aveva calcolato che, negli anni 1972-1976, il periodo nel quale si manifestò la prima grande recessione dell’economia svizzera dopo la seconda guerra mondiale, la nostra democrazia era di fatto retta da un gruppo, relativamente piccolo, di 1024 persone, una vera e propria élite che ricopriva ruoli di importanza nel mondo della politica, in quello dell’economia, nell’esercito e nella vita sociale in generale. Il libro di Tschäni e altre analisi sul problema del nepotismo nella società elvetica diedero la stura a un dibattito importante, soprattutto nei consessi politici nazionali.

Diverse furono le proposte con le quali si chiese di rendere note le relazioni che i politici potevano avere con organizzazioni economiche o di regolamentare in modo stretto il lobbismo nel parlamento federale, ecc. Nel corso dell’ultimo decennio si è ottenuto qualche miglioramento in questo campo. Resta però da vedere se lo stesso sia dovuto a un cambiamento delle pratiche, come pure a un’aumentata trasparenza sulle implicazioni dei politici con il mondo economico, oppure sia da attribuire a cambiamenti fondamentali nel modo in cui, in seguito tra l’altro alla globalizzazione, sono andate trasformandosi le élites nel nostro paese.

A questa domanda risponde, in più di un merito, uno studio pubblicato recentemente sulla rivista «Dati» e curato da ricercatori dell’Università di Losanna, tra i quali figura anche il ticinese Andrea Pilotti. Una delle conclusioni importanti di questa analisi è che la rete fitta di relazioni che, ancora una sessantina di anni fa, era responsabile per la formazione della ristretta élite che comandava in Svizzera è mutata sostanzialmente in seguito a un processo che gli autori chiamano di «deconcentrazione». Così, nel corso degli ultimi decenni, i politici hanno scelto di fare i politici e i gestori dell’economia di fare i manager. Di conseguenza la commistione di interessi tra la politica e l’economia si è notevolmente ridotta. A mio avviso, però, questa trasformazione potrebbe però essere avvenuta anche per la progressiva internazionalizzazione del management della nostra economia, da un lato, e, dall’altro, per l’aumento sproporzionato delle lobbies economiche presenti nei corridoi di palazzo federale e in quelli dei parlamenti cantonali.

Bibliografia

A chi volesse approfondire il tema raccomando la lettura dell’articolo La trasformazione delle élites svizzere di Félix Bühlmann, Marion Beetschen, Thomas David, Stéphanie Ginalski, André Mach e Andrea Pilotti, in «Dati, Statistiche e Società», Anno XVIII, n. 01, Giugno 2018.