Che cosa vuole dire essere dem

/ 26.11.2018
di Paola Peduzzi

I democratici americani hanno conquistato la Camera alle elezioni di metà mandato e ora portano il carico – oneri e onori – di dare forma alla «onda blu» che deve scalzare il presidente Donald Trump dalla Casa Bianca, nel 2020. L’entusiasmo è grande, perché in questa tornata elettorale si è concretato un enorme cambiamento generazionale nella compagine dei deputati, che porta aria fresca nelle dinamiche paludate del Congresso: i babyboomers continuano a essere i più rappresentati (sono più della metà), ma il tasso di ricambio non è mai stato tanto elevato negli ultimi cinquant’anni, e tutti gli occhi sono rivolti ai giovani – e alle giovani – che ora si vogliono intestare la battaglia per depotenziare lo strapotere repubblicano (e trumpiano).

Il primo test, come spesso capita nel mondo liberal, è tutto in casa e ha a che fare con la nomina dello speaker della Camera: la più accreditata a ricoprire il ruolo è Nancy Pelosi, che è già stata speaker, ma c’è una fronda contro di lei, non particolarmente esuberante, ma reale. Molti neodeputati vogliono dare subito un segnale di cambiamento, e non confermare la veterana Pelosi potrebbe essere un modo per cominciare (Trump ci ha messo come sempre lo zampino dicendo che la Pelosi sarebbe la migliore speaker: se piace a lui, vuol dire che non va bene ai liberal), anche se il sistema di potere della dama californiana è molto solido e anche se, soprattutto, la lotta interna non ha effetti concreti – anzi forse è soltanto controproducente – sulla battaglia più importante, che è quella contro i rivali repubblicani.

La guerricciola attorno alla Pelosi è il sintomo di un fenomeno più grande che è ben sintetizzato dall’entusiasta in chief, la deputata più giovane e più famosa, Alexandria Ocasio-Cortez, eletta a New York e artefice prima di un successo antiestablishment alle primarie e poi dell’avanzata democratica al voto di metà mandato. Lo svecchiamento inizia con la Ocasio-Cortez, che ancora non si è ufficialmente insediata – la legislatura comincia il 3 gennaio – ma ha già pubblicato molte stories su Instagram per raccontare la quotidianità di Washington, la politica vista da una che vuole fare la rottamatrice dell’ordine costituito – rottamatrice creativa, s’intende. Nel frattempo la Ocasio-Cortez si è gettata in una serie di botta e risposta con chi ha deciso di commentare ogni dettaglio che la riguarda, a cominciare dai vestiti per finire con le ricette per il Thanksgiving (o per il pranzo, tanto è tutto in diretta per la giovane deputata), e se questo nuovo linguaggio ha fatto esultare molti, aria fresca per l’appunto, ha anche preoccupato parecchi altri. Non soltanto i più anziani che ovviamente vedono in questa ingenuità prorompente un pericolo, ma anche chi teme che al metodo si sostituisca l’ideologia, che come si sa è molto più a sinistra di quella corrente. Quando la Ocasio-Cortez dice che bisogna fare primarie per rinnovare l’establishment, di fatto fa la lista dei moderati e dei centristi e dice agli elettori: sbatteteli fuori. Il ricambio generazionale diventerebbe così ricambio ideologico, con virata radicale a sinistra, e questo senza che ci sia una chiara strategia a livello di partito. Ancora non si è capito se i democratici vogliono combattere il trumpismo dal centro o dai lati, ma se il traino sono gli esuberanti che sono arrivati alla Camera, con la loro giovinezza e le loro storie irresistibili da raccontare, la scelta avverrà di fatto, e poi sarà difficile tornare indietro. Poiché il 2020 è dietro l’angolo – non sembra, ma il sistema americano impone campagne elettorali semipermanenti – l’onda blu si forma più o meno adesso, e poi toccherà adeguarsi.

Resta inoltre la quotidianità. La Camera ha il potere di fare chiarezza sulla posizione fiscale di Trump, di convocare i ministri dell’Amministrazione per discutere del loro operato – il primo potrebbe essere il neosegretario alla Giustizia che ha molti legami con l’inchiesta del Russiagate – e di investigare sui legami con la Russia. In più naturalmente i democratici possono fare opposizione sulle iniziative legislative, dai finanziamenti al muro con il Messico alle misure sull’immigrazione. Le aspettative in questo senso sono molto alte, perché è la prima occasione da quando è iniziato il mandato di Trump in cui l’opposizione ha i numeri per farsi sentire: sarebbe invero deludente che si perdesse di vista ancora una volta l’obiettivo (Trump), tra sit-in degni della stagione di Occupy, stories su Instagram e battibecchi continui su cosa vuol dire essere democratico nell’America di oggi.