È una voce fuori del coro, che merita di essere ascoltata. Arriva da una fonte autorevole: il recente Festival dell’economia di Trento, dove , affrontando il tema «Lavoro e tecnologia», si è dato risalto agli aspetti positivi, persino virtuosi, di uno sviluppo spesso demonizzato. Ma a vanvera, senza tener conto di quanto e come la tecnologia, con le sue molteplici applicazioni pratiche, abbia agevolato la vita quotidiana a tutti, in particolare alle donne. Insomma, è il caso di definire il progresso tecnico-industriale «women friendly»: con le sue invenzioni e acquisizioni ha creato premesse favorevoli all’emancipazione femminile. Sganciate dalle pesanti mansioni domestiche, che un tempo spettavano esclusivamente alle casalinghe, si apriva per le donne un nuovo spazio di vita, un tempo libero da impiegare diversamente. In attività professionali retribuite, primo passo verso l’autonomia e una parità, ancora lontana.
Ma, appunto, queste conquiste materiali, a prima vista modeste, contribuirono ad abbreviare le distanze.
Tutto era cominciato, con la prima rivoluzione industriale, quando nelle città dei paesi più evoluti, l’acqua corrente, necessaria nelle fabbriche, arrivò anche nelle abitazioni. Fu, poi, la volta dell’elettricità, del gas, dei termosifoni, come dire ambienti caldi e illuminati, cibi subito cotti e pulizie agevolate dall’aspirapolvere. Dapprima a tappe lente, il ritmo del cambiamento si accelera nell’ultimo dopoguerra. Sarà il momento topico, segnato dall’avvento in massa di frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie, asciugatrici, destinati a un pubblico ormai allargato, di consumatori. Fu chiamata la «rivoluzione degli elettrodomestici bianchi»: aveva reso accessibili le cucine, cosiddette da sogno, che, prima di allora, si vedevano soltanto nei film americani.
Quel periodo, dagli anni 50 ai 70, comportò, anche da noi, in un Ticino in pieno risveglio bancario e imprenditoriale, una radicale trasformazione di abitudini e di mentalità. Protagoniste, appunto, le donne che maturarono nuove scelte e nuove ambizioni, anche sfruttando le opportunità offerte da una tecnologia che stava toccando ogni ambito. Alimenti surgelati, liofilizzati, tessuti ingualcibili, idrorepellenti, indumenti termici, pranzi pronti da asporto, biancheria usa e getta, e via enumerando prodotti e strumenti, sempre più performanti, che ci aiutano. E addirittura ci sostituiscono, come sta succedendo nell’era dei robot, anche a uso domestico. Con la loro autonomia sorprendono e allarmano.
Si è parlato di «incombenti robot» anche al convegno di Trento, affrontando il tema dell’automazione che, certo, porta via lavoro, ma, si precisa, soprattutto nelle attività più faticose e meno produttive. E, quindi, apre occasioni da cogliere, sul piano della ricerca scientifica e delle specializzazioni tecniche. Da qui, l’invito rivolto in particolare alle donne, ancora latitanti in questo settore, anche in Svizzera. Allora, ragazze datevi da fare scegliendo indirizzi che non rientrano nella tipica tradizione femminile. Tanto più che le differenze di genere non concernono l’intelligenza.
Con la tecnologia più avanzata bisogna, infine, imparare a convivere. Com’è successo nell’ambito domestico, in cucina. Forni a microonde, frullatori, pentole a vapore, alimenti base già pronti, ecc. non hanno eliminato il contatto diretto con la preparazione del cibo. Anzi, si sta assistendo a una reazione di segno opposto: il ritorno ai fornelli, però volontario e persino ambizioso. Grazie al supporto di utensili efficienti, sembra rinato il piacere per l’invenzione di nuove ricette e tendenze, favorito dal rilancio generale della gastronomia, che va di moda. E che, talvolta, viene associata alla nostalgia: i famosi piatti della nonna, sani e genuini, frutto di fatiche altrettanto sane e spontanee, di cui riappropriarsi. Al punto da riproporre persino il bucato a mano, di cui, per loro fortuna, i giovani non hanno ricordo. Nella mia memoria ha lasciato l’indelebile immagine di un piccolo inferno casalingo, dove lavandaie, dalle mani gonfie e screpolate, erano alle prese con lenzuola fumanti, estratte da caldaie roventi. Ma, negli USA, un’organizzazione di benpensanti anti-tecnologia invita a ripristinare l’usanza «romantica» dei panni lavati in casa e appesi ad asciugare sui balconi.