Cartoline illustrate dal Ticino

/ 05.11.2018
di Ovidio Biffi

Saluti e baci dal Ticino. Era la formula in voga fino a trenta o quarant’anni fa, sulle cartoline che recavano scorci di paesaggio ormai tutti scomparsi, tanto da diventare oggetto di ricerche e persino di confronti su Twitter. Idealmente suddivido questa rubrica in tre di quelle cartoline: il mittente lo conoscete, il destinatario varia. Il primo spunto è sull’incontro di tre sorelle presso quella che abita in Ticino, prima che l’inverno tolga la voglia di viaggiare. Giornata gioiosa, baciata oltretutto da tempo estivo, ma oscurata da una sorpresa che ha impedito... un’altra sorpresa. Una di loro, avendo un abbonamento generale delle Ffs, si è infatti diretta a Zurigo per poter così sorprendere l’altra che, proveniente da San Gallo, sarebbe salita sullo stesso treno ad Arth Goldau. Ma anche le Ffs avevano una sorpresa: a Zurigo hanno impedito alla prima sorella di salire sul treno diretto in Ticino: convogli difettosi, obbligo di ricorrere al treno successivo (ovviamente stracarico) e addio al viaggio in comune con la sorella e a due ore in più di stare assieme, prima dell’incontro con l’altra sorella a Lugano. Nessuna tragedia, ma pur sempre qualcosa che non rientra fra i viaggi sereni. Ecco: visto che nemmeno un abbonamento generale basta per un viaggio sereno, la prima cartolina la indirizzo alle Ffs con l’invito a muoversi per evitare simili «sorprese di servizio» (diciamolo ancora una volta: abituali sulla tratta nord-sud).

Personale invece la seconda cartolina. Trasmette idealmente uno di quei filmati che si vedono sul web per presentare cose turistiche: dal panorama dall’alto di un grattacielo o di una montagna sino alla visione interna di una camera d’albergo. Mostrano quello che uno vedrebbe compiendo un giro su se stesso, quindi di 360 gradi. Ebbene, se io compio una simile ripresa posso dirmi molto fortunato: alzando un po’ lo sguardo non solo vedo il Bre, il Sighignola e il San Salvatore, ma cambiando camera anche il Lema, il Tamaro, il Bar e il Boglia. A mitigare la fortuna c’è che fino a dieci anni fa potevo scorgere anche il golfo di Lugano, quindi «vista lago» anche se ridotta; ora siamo ai minimi termini, tanto che occorre una luce particolare per indovinare, tra i palazzi, una ridotta striscia delle acque del Ceresio. Inoltre questo personale «360 gradi» da qualche settimana offre uno spettacolo assai poco rassicurante: sono già dodici, e sembra che debbano ancora aumentare, le grandi gru che riesco a individuare e che ogni giorno entrano in azione per altrettanti cantieri. Il lato più impressionante è che queste gru mi si presentano sullo stesso giro di 360 gradi: sono (pardon: mi sento) circondato da gru e da scavi o costruzioni di palazzi. Ho persino pensato che, così come New York ha la sua «skyline» con grattacieli a Manhattan, Massagno in questo periodo può esibire lo stesso paesaggio con gli scheletri delle gru al posto dei grattacieli! Inevitabile la cartolina da via al ponte al Municipio. Dedica: «L’è mia che sa esagera un puu tropp?».

Terza cartolina solo virtuale. Si collega alla notizia, data a fine ottobre dai media elvetici, che pone la Svizzera al primo posto in Europa per le aspettative di vita: secondo la classifica di Eurostat (l’ufficio di statistica europeo) per la nostra popolazione è di 83,7 anni. Ovviamente in media, ché per le donne elvetiche l’aspettativa è sugli 85 anni, mentre per gli uomini si arriva a poco oltre gli 81 anni. Niente male comunque, anche per chi scrive queste cose e conta gli anni che rimangono sulle dita delle mani... Ma per i ticinesi c’è un altro record: subito dopo la città di Madrid con 85,2 anni, è il nostro cantone e figurare ai primi posti con 85 anni esatti (i media italiani ci ignorano, per poter dare il secondo posto al Trentino). Un dato lusinghiero, anche se occorre tener conto che la speranza di vita non si allunga solo grazie agli autoctoni, ma anche a tanti immigrati che scelgono la nostra regione come tappa per l’ultimo tratto della loro esistenza. È un fenomeno che riguarda soprattutto i confederati, esteso però negli ultimi anni anche a cittadini esteri sospinti forse non tanto dalle aspettative di vita che le statistiche ci attribuiscono, quanto piuttosto dal richiamo di altre sirene: dalle proprietà immobiliari alle residenze «senior» sino agli immancabili (anche se tutti da verificare) vantaggi fiscali. Su questa cartolina metterei le parole di una famosa poesia in dialetto napoletano del grande Totò: «’A morte ’o ssaje ched’è? È ’na livella: / ’nu rre, ’nu maggistrato, ’nu grand’ommo, / trasenno ’stu canciello ha fatt’o punto / c’ha perzo tutto, ’a vita e pur’o nomme». E pure l’età!