Dimentichiamoci i costumi di bagno, i tacchi alti, i vestiti da sera: ora quel che conta è essere belli dentro, anche se vuoi vincere Miss America, il concorso riservato alle belle fuori. Gretchen Carlson, un’ex Miss America ora conduttrice di un programma su Fox News e presidente del concorso di bellezza, ha annunciato la rivoluzione: «Non giudicheremo più le nostre candidate sulla base della loro apparenza fisica», e la nuova èra ha già il suo hashtag: #byebyebikini. La Carlson è diventata direttrice del concorso all’inizio di quest’anno dopo che tutto il top management si era dimesso: erano circolate email in cui gli organizzatori – molti uomini – prendevano in giro le candidate per le loro caratteristiche fisiche, la loro (poca) cultura e le loro preferenze sessuali. Il «Me Too» in formato bellezza ha fatto sì che oggi anche il gruppo di comando di Miss America sia formato da sette donne e due uomini, donne che giudicano le donne e che non vogliono essere soltanto dei bei corpi: belle dentro, appunto.
La Carlson è anche famosa perché nel luglio del 2016, quando ancora il «Me Too» non era scoppiato, aveva denunciato Roger Ailes, ex padre-padrone di Fox News (è morto nel frattempo), per molestie sessuali: Ailes si era dovuto dimettere. «Siamo in mezzo a una rivoluzione culturale – ha detto la Carlson – Le donne hanno preso coraggio e vogliono far sentire la loro voce. Miss America è orgogliosa di evolversi e di impegnarsi per l’affermazione delle donne». Ecco allora che al posto del girovita contano «i talenti», e il portamento deve essere bilanciato con «i sogni e con le ambizioni»: sono le ragazze che lo chiedono, dice la Carlson, citando molti messaggi ricevuti da possibili candidate che avrebbero tanto voluto partecipare ma si sentivano umiliate a passeggiare in costume e tacchi alti davanti agli sguardi degli uomini e poi tornare a casa con un voto.
Il contagio è evidente: anche la Formula Uno ha deciso di non mandare più le «grid girls» a farsi riempire di champagne dai vincitori delle gare di corsa, così come in altre manifestazioni sportive sono scompare le belle ragazze che accompagnavano i giocatori nelle varie competizioni. Ma Miss America ha una storia a sé, una storia che parla proprio di affermazione delle donne, perché quando nacque – nel 1926 – c’era il divieto a girare in costume, e ad Atlantic City, la città in cui anche quest’anno si terrà la finale tutta talento e niente girovita, si dovette chiedere un permesso speciale per far sfilare queste (poche) ragazze che, raccontavano, si sentivano forti all’idea di sostenere quella passeggiata, gli occhi degli altri, il tabù violato: sono bella, guardami.
Negli anni la questione del costume da bagno è stata sollevata parecchie volte: la candidata che si oppose e non sfilò (ma poi disse che il rifiuto era dovuto al fatto che non avesse belle gambe), il direttore che ammise che «il tallone d’Achille del concorso è il costume», perché la cultura della donna che non è un oggetto si stava imponendo, ma nel 1995, quando l’organizzazione del concorso chiese di telefonare per dire se si voleva eliminare la sfilata, due su tre risposero: no. Il costume era popolare, e il punto è proprio qui: che cos’è un concorso di bellezza se non mostri la bellezza? Ora che si stanno tenendo le gare per selezionare le finaliste ci sono ancora le sfilate in costume, anche perché i criteri di selezione sono già stati definiti e la guida per i giudici del 2017 definisce l’identikit ideale: «Bella, che parla bene, intelligente, talentuosa, in grado di parlare ai giovani, che rifletta la propria età (non deve essere una trentacinquenne intrappolata in un corpo da ventenne), carismatica, dinamica/energica – quel fattore “it” che è così difficile da definire, matura abbastanza da gestire tutte le responsabilità, a suo agio “nella sua pelle”, gestibile, puntuale, flessibile».
L’aspettativa del pubblico è che la donna del concorso di bellezza sia, per l’appunto, «bella e in forma», perché per quanto una donna possa essere talentuosa, in questi concorsi vieni valutata per l’unica cosa che non è sotto il tuo controllo: la bellezza. La Carlson dice che bisogna cambiare la filosofia del gioco, non è un concorso ma è una competizione, e le tante donne che negli anni hanno guardato questo tipo di concorso come un ostacolo alla liberazione femminile festeggiano. Gli uomini tendono a non esprimersi, ma alcuni dicono: se vuoi combattere il sessismo, forse ti conviene abolirlo del tutto, il concorso di Miss America. La modifica – non sarete giudicate per la bellezza fisica – mostra la debolezza stessa del format di questo tipo di competizioni, e anche la via intrapresa dalla rivoluzione culturale del «Me too»: in nome della libertà delle donne stiamo diventando tutti più puritani, belli dentro forse no.