Banco di prova per la via bilaterale

/ 17.02.2020
di Peter Schiesser

La campagna per il voto del 17 maggio è cominciata, e il Consiglio federale non lascia dubbi riguardo la sua posizione: come dichiarato da Karin Keller-Sutter nella conferenza stampa dell’11 febbraio, questa sull’iniziativa popolare dell’UDC per una limitazione dell’immigrazione «è forse la più importante votazione di questa legislatura, il popolo decide sul futuro della via bilaterale con l’Europa». Sì, perché l’iniziativa, se accolta, non avrebbe soltanto l’effetto di abrogare la libera circolazione, ma farebbe decadere anche gli altri sei accordi del primo pacchetto, rendendo anche molto improbabile la prosecuzione degli accordi di Schengen e di Dublino. Il primo pacchetto contiene infatti la «clausola ghigliottina», ossia l’articolo 25 capoverso 4 secondo cui i sette accordi cessano automaticamente di applicarsi dopo sei mesi dal ricevimento della notifica relativa alla denuncia anche di un solo accordo.

L’iniziativa è figlia di quella del 9 febbraio 2014 contro l’immigrazione di massa, accolta con il 50,3 per cento di voti. A suo tempo i fautori dell’iniziativa sostenevano che i tre anni di tempo per concretizzarla avrebbero permesso al Consiglio federale di rinegoziare con Bruxelles la politica d’immigrazione, in caso contrario avrebbe dovuto reintrodurre i contingenti per la manodopera straniera. Invece, la Commissione europea si rifiutò di rinegoziare la libera circolazione, il Consiglio federale non cavò un ragno dal buco e il 16 dicembre 2016 le Camere federali approvarono una legge di applicazione che tolse tutti i denti all’iniziativa, evitando sia l’abolizione della libera circolazione, sia l’introduzione dei contingenti, accontentandosi di una «preferenza indigena light». L’ambiguità del testo dell’iniziativa (non si citava espressamente l’abolizione della libera circolazione) aveva permesso dei contorsionismi politico-giuridici, l’UDC ha quindi voluto lanciare una nuova iniziativa che chiedesse senza mezzi termini l’abolizione della libera circolazione – su questa voteremo appunto il 17 maggio.

Tatticamente, i fautori della nuova iniziativa sostengono ancora che gli altri accordi bilaterali non sono in pericolo, che l’Unione Europea ha interesse a mantenere buoni rapporti economici con la Svizzera, che comunque è più importante la nostra sovranità. Tuttavia, oggi i sondaggi sembrano indicare che Oltralpe una maggioranza è invece ben consapevole che in gioco ci sono tutti gli accordi, che si tratta di una scelta chiara fra via bilaterale e isolazionismo. Ma anche all’interno della stessa UDC, in particolare fra chi è vicino all’economia, l’iniziativa non fa l’unanimità. Si è consapevoli che per la Svizzera perdere tutti gli accordi avrebbe conseguenze troppo negative. Da quanto saputo da una fonte vicina al Consiglio federale, persino i due consiglieri federali UDC Ueli Maurer e Guy Parmelin sono contrari all’iniziativa, e così l’ha lasciato intendere anche Karin Keller-Sutter nella sua conferenza stampa: «Tutti i membri del Consiglio federale si impegneranno in favore della libera circolazione».

In successive interviste la consigliera federale ha sottolineato che questa volta il fronte favorevole agli accordi bilaterali con l’UE non intende farsi cogliere impreparato: il 9 febbraio 2014, sia i fautori sia gli oppositori dell’iniziativa erano rimasti sorpresi (i primi pensavano di perdere, i secondi di vincere); oggi fra i contrari non ci si accontenta di sondaggi favorevoli, ci si conta e si serrano le fila. Va intesa in questo senso la rendita ponte per disoccupati sessantenni concordata da imprenditori e sindacati, patrocinata da Keller-Sutter: serve per riportare i sindacati sulla barca europeista dopo la crisi di fiducia dell’estate 2018, in seguito alle avventate dichiarazioni di Schneider-Ammann e Cassis sulle misure di protezione dei lavoratori. Non si è ancora al punto da aver trovato una posizione comune sull’accordo quadro negoziato con l’Unione Europea, ma per la campagna del 17 maggio si è d’accordo di voler difendere insieme la libera circolazione, per salvare i Bilaterali.

Ma chi farà campagna contro l’iniziativa dovrà dirlo e riconoscerlo: la libera circolazione non è solo rose, ci sono anche spine. Le rose sono la manodopera specializzata di cui l’industria svizzera ha bisogno: essendo di dimensioni sproporzionate rispetto alle esigenze della popolazione poiché rivolta all’esportazione, non ne troverà mai abbastanza in Svizzera, per una pura questione numerica. Le spine sono le difficoltà che vivono regioni di frontiera come il Ticino, con una pressione dall’Italia che può creare dei problemi di concorrenza e di pressione sui salari (benché le statistiche non lo evidenzino). Tuttavia, persino il Ticino potrebbe un giorno rimpiangere l’abbondanza di manodopera qualificata, poiché nei prossimi decenni in Europa ci sarà una dura lotta per accaparrarsi i migliori professionisti, visto che sul Vecchio Continente la popolazione sta calando. E una mentalità anti-immigrazione potrebbe scoraggiarli dal venire in Ticino.