Ballando con i corvi

/ 16.07.2018
di Ovidio Biffi

A me, e penso a tante persone, i corvi non sono particolarmente simpatici. Dove abitiamo, circondati da palazzi, ma con chiazze di verde che ospitano colonie di merli e passeri (i lavori di Alptransit nella galleria della trincea di Massagno ci hanno regalato anche alcuni pipistrelli che la sera danzano davanti al nostro balcone), vediamo i corvi guatare a lungo tutto e tutti, studiando picchiate in siepi e prati, o «passeggiate» nelle gronde dei tetti, contro nidi, uova, piccoli uccelli, prede ignote. Per dire: una volta, in due, hanno persino preso di mira il gatto di una villetta vicina. È questa loro rapacità ad allontanare la simpatia. Allo stesso tempo però riconosco loro un’intelligenza più elevata rispetto ad altri volatili o animali. Sinora derivavo la prova del loro elevato grado di cognizione da documentari in cui li si vede utilizzare delle pietre, prendendole nel becco e poi lasciandole cadere, per rompere gusci e contenitori che resistevano anche ai loro forti becchi. E prima ancora dalla favola di Esopo, quella del corvo che, avendo sete, trova dell’acqua in fondo a una brocca, ma testa stretta e becco lungo non bastavano per raggiungerla. Allora il corvo inizia a inserire sassi nella brocca facendo salire il livello dell’acqua, sino a poter dissetarsi.

Ma pare che anche i corvi evolvano e raggiungano ora livelli più elevati di intelligenza, sino a toccare inimmaginabili traguardi. È quanto deduco da un video, catturato da uno smartphone e mostrato dall’edizione online di un quotidiano tedesco. Memore dell’avvertimento di Mariarosa Mancuso («i deepfake, i video manipolati, non sono facili da sbugiardare»), ho subito voluto scacciare il dubbio della contraffazione cercando eventuali smentite su Youtube e su altri siti del web. Non ne ho trovate. Così, oltre a invitare gli interessati a guardare il video girato, pare, in Ungheria (www.youtube.com/watch?v=O8_jNDXT_UM), provo a descrivere le brevi sequenze del filmato amatoriale. In un posteggio libero accanto a un’auto c’è un corvo che si sta cibando beccando una mezza michetta di pane. Nell’inquadratura si vede arrivare anche un topo che però non osa avvicinarsi troppo, tanto che alla fine ritorna indietro e scompare nel terreno erboso oltre il posteggio. A questo punto il corvo inizia il suo incredibile spettacolo: visto il topo sparire, rigira il panino, prende nel becco un pezzo di mollica e si incammina verso il punto dove il topo ha lasciato l’asfalto, deposita la mollica proprio sotto il cordolo del posteggio, si premura di nasconderla un po’ con delle foglie e poi ritorna sui suoi passi con fare impettito e riprende a beccare il panino rimasto. L’inquadratura del filmato si sposta ai bordi del posteggio, in tempo per mostrare che il regalo non è andato perso: uscito dal nascondiglio, il topo è sceso dal cordolo, ha trovato la mollica e l’ha portata via.

Non sono etologo e forse per questo avverto anche un po’ di sprovvedutezza a commentare ciò che i corvi mostrano di saper compiere. Sono però convinto che nel video citato (ripeto: a meno che qualche smentita non provi contraffazione) ci sia la prova di qualcosa che non riguarda soltanto il tasso di intelligenza dei corvi, ma si avvicina e in modo abbastanza sorprendente a ciò che noi umani siamo in grado di fare. Sto pensando alla decisione del corvo di non seguire ciò che suggerisce il rito del mangiare e della difesa del cibo per seguire un interesse diverso e evidentemente anche più forte di quello dettato dall’istinto. Ma soprattutto penso alla scelta di condividere il suo cibo; e non con un altro corvo o un altro volatile, ma con un mammifero: dopo aver visto che anche il topo voleva mangiare ed aveva rinunciato per paura, decide di riservargli un po’ di mollica e di portarla vicino alla sua tana, oltretutto celandola sotto delle foglie. Negli stessi giorni su «la Repubblica» ho letto di una ricerca scientifica condotta in Nuova Zelanda con protagoniste delle cornacchie a cui è stato insegnato a scegliere fra tessere di carta di determinate dimensioni quelle adatte per ottenere da una scatola-distributore il rilascio di pezzetti di carne. Una volta appreso il meccanismo per cibarsi «pagando» con i foglietti esatti, dato che i ricercatori mettevano loro a disposizione solo dei fogli grandi, i corvi hanno iniziato, senza stimoli o insegnamenti, a strappare con il becco foglietti più piccoli a cui davano sagome adatte per far funzionare il loro distributore automatico di cibo. Duemilacinquecento anni dopo, la morale dei corvi di Esopo sopravvive: «A poco a poco si arriva a tutto». Noi evoluti, invece, preferiamo avere tutto in fretta. E crediamo che il condividere si fermi ai like dei contenuti digitali...