È un video con il potenziale di influenzare l’attuale corso della storia politica europea, quello girato segretamente a Ibiza, che ha provocato le dimissioni del vice cancelliere austriaco Heinz-Christian Strache e poi quelle di tutti i ministri del partito di estrema destra FPÖ dal governo di coalizione con i democristiani dell’ÖVP del cancelliere Sebastian Kurz. Perché l’esperimento politico cominciato un anno e mezzo fa, e che nelle intenzioni dei suoi protagonisti doveva durare almeno dieci anni per riformare alle radici l’Austria, era visto con notevole interesse, rispettivamente preoccupazione in tutto il continente. Per le forze della destra illiberale e sovranista, dal premier ungherese Viktor Orban alla frontista francese Marine Le Pen, al leghista italiano Salvini, alla tedesca Alternative für Deutschland, la coalizione che il giovane Sebastian Kurz aveva forgiato con gli eredi di Jörg Haider era un modello da riproporre ovunque possibile in Europa: un’alleanza tra le forze conservatrici e quelle più estremiste, in un gioco che avrebbe lentamente ma sicuramente portato l’Europa ad assomigliare di meno ad una democrazia liberale e sempre più a quella Russia oligarchica di Putin con cui Salvini, Le Pen, la FPÖ intrattengono da anni intensi rapporti (e hanno ricevuto aiuti finanziari). Aveva già destato scalpore il fatto che Putin fosse stato invitato alle nozze del ministro degli Esteri austriaco Karin Kneissel il 18 agosto 2018, ma a preoccupare maggiormente era senza dubbio che la FPÖ occupasse il Ministero degli interni con Herbert Kickl, dichiaratamente filo-russo, al punto da spingere i servizi segreti occidentali a limitare fortemente la cooperazione con quelli austriaci per il timore che informazioni sensibili venissero trasmesse al Cremlino.
Invece l’esperimento politico è fallito, come erano fallite anzitempo e miseramente, fra scandali vari, le altre due coalizioni di governo ÖVP-FPÖ fra gli anni 2000 e 2007: per la corruttibilità e l’arroganza degli esponenti del partito di estrema destra austriaco. Nel video del luglio 2017 si vede il vice-cancelliere Strache, accompagnato dal suo fido Johann Gudenus, promettere ad una sedicente nipote di un oligarca russo appalti pubblici in cambio di finanziamenti illegali alla FPÖ, motivandola inoltre ad acquistare il quotidiano popolare «Krone» per cercare di utilizzare il giornale in vista delle elezioni nazionali alle porte e diventare il primo partito in Austria. Strache sognava di poter controllare i media come fa Orban in Ungheria. A parole, era un «primanostrista», nei fatti era disposto a svendere ai russi qualche pezzo d’Austria. E non si creda al suo mezzo mea-culpa – «ero ubriaco e volevo far colpo su quella avvenente russa» –, perché i contatti del suo fido Gudenus con lei sono proseguiti anche dopo l’incontro a Ibiza.
Ed ora? In questi giorni si deciderà il destino immediato del governo guidato dal cancelliere, ma a settembre ci saranno elezioni anticipate. Se la FPÖ è screditata e si accinge a tornare all’opposizione (almeno a livello nazionale, mentre nei Länder continua a contare, qua e là), per Sebastian Kurz il futuro è molto incerto: era stato lui a dare una spallata alla coalizione fra il suo partito, la ÖVP, e i socialdemocratici, non è quindi credibile che sia ancora lui in futuro a riproporre una «grosse Koalition» fra i due partiti. Dovranno probabilmente emergere altri candidati al cancellierato, che riposizionino la ÖVP più al centro.
E questo può diventare una lezione per altri paesi europei: è illusorio pensare che si riesca a rendere più moderati partiti di estrema destra cooptandoli nei governi nazionali; questi perseguono la loro agenda politica senza scrupoli né compromessi, fungendo inoltre da quinta colonna della Russia putiniana, autocratica e illiberale. L’Europa, e in particolare l’Unione europea, ha bisogno di ben altro per riformarsi e crescere.