Ancora sulla migrazione dei giovani

/ 06.06.2017
di Angelo Rossi

Matteo Pronzini del MPS è uno tra i membri del Gran Consiglio più combattivi. Di recente ha avviato una polemica con Paolo Pamini, che in Gran Consiglio rappresenta un movimento di liberisti, sull’utilità per i giovani ticinesi di imparare il tedesco. Pamini sostiene che imparare il tedesco sia vantaggioso perché può facilitare ai giovani ticinesi, che non trovano un posto di lavoro nel cantone, la migrazione nella Svizzera tedesca. Pronzini non si oppone a che i giovani ticinesi imparino il tedesco. A lui disturba il fatto che essi debbano emigrare per cercare un posto. Sulla migrazione dei giovani ha deposto una mozione che si spera ottenga presto una risposta documentata. Per intanto Pronzini pensa che se i giovani ticinesi oggi devono emigrare è colpa del capitalismo.

È un’analisi un poco affrettata. Si potrebbe infatti obiettare a Pronzini che se fosse così al capitalismo bisognerebbe riconoscere il merito di avere, verso la metà degli anni Cinquanta dello scorso secolo, invertito una tendenza che durava da secoli, quella che, nel caso del Ticino, vedeva il saldo migratorio degli svizzeri essere sempre negativo. Si potrebbe anche aggiungere che i paesi che hanno conosciuto e conoscono il socialismo, come sistema economico hanno anche conosciuto e conoscono migrazioni interne importanti, non sempre volontarie. Ma non sarebbe che aggiungere pseudo-argomenti a una polemica che, posta così, non ha senso. Tanto più che, lo ripetiamo, fino a quando la mozione di Pronzini non avrà ricevuto risposta, non disponiamo dei dati che ci consentano di fare chiarezza sulle ragioni della migrazione dei giovani ticinesi verso l’interno della Svizzera.

Quello però che possiamo affermare sin da ora è che i ticinesi non emigrano perché in Ticino manchino, in generale, i posti di lavoro. Le statistiche a disposizione dimostrano che 1) l’occupazione in Ticino cresce più rapidamente che nel resto della Svizzera e 2) che la disoccupazione da noi è più o meno uguale a quella della Svizzera. Non vi è quindi carenza generale di posti di lavoro. E allora perché i giovani ticinesi partono? A questa domanda, da bravo economista, non posso rispondere che con ipotesi. Sarebbe veramente appropriato se chi sarà incaricato di stendere la risposta alla mozione Pronzini verificasse la portata delle stesse.

Io penso che i giovani ticinesi lasciano il Ticino, in primo luogo, per ottenere un posto di lavoro più consono alla formazione che hanno ricevuto. Questa ipotesi dovrebbe valere in particolare per spiegare l’esodo dei giovani con formazione universitaria o specialistica. Se è vero, come ho affermato in precedenza, che in Ticino non vi è carenza di posti di lavoro in generale, è altrettanto vero che la nostra economia cantonale non è oggi in grado di creare il numero di posti di lavoro necessari per occupare tutti i giovani con formazione universitaria o specialistica. Faccio un solo esempio, quello degli avvocati. Dalle università svizzere escono annualmente circa 90 laureati ticinesi in diritto mentre il numero di avvocati esercitanti la loro professione in Ticino è aumentato, nel corso degli ultimi dieci anni, di circa 10 unità per anno. Gli 80 laureati in diritto che non possono esercitare la loro professione in Ticino saranno obbligati o a cambiarla o a migrare oltre S. Gottardo. Quello che vale per gli avvocati, vale anche per gli architetti, per gli economisti e, forse, anche per i medici (non i dentisti però). Se vogliono lavorare è meglio che facciano le valigie.

L’emigrazione dei giovani ticinesi, in particolare quella degli universitari, potrebbe, in secondo luogo, essere determinata dalla volontà di fare un’esperienza di lavoro, assumendo nuove conoscenze e creandosi una rete di rapporti interessanti, in un mondo del lavoro diverso da quello ticinese, pur pianificando di tornare in Ticino dopo qualche anno. Neanche per questa ipotesi ci sono dati pubblicati che possano consentirci di verificarla. Qualche anno fa, però, una giovane maturanda zurighese, di origine ticinese, aveva presentato un lavoro di maturità sull’emigrazione ticinese nel quale, in base a una cinquantina circa di interviste, aveva potuto determinare che più o meno la metà degli emigrati ticinesi, di tutte le età, avevano l’intenzione di rientrare nel loro cantone natìo dopo aver lavorato per qualche anno a Zurigo. Che il rientro sia poi avvenuto o no, questo è un punto che evidentemente nella ricerca non ha potuto essere accertato.

La terza ipotesi che mi permetto di avanzare è che la migrazione sia dovuta alla possibilità di guadagnare di più. Si sa che gli stipendi negli agglomerati urbani della Svizzera interna sono superiori a quelli del Ticino. Purtroppo però anche il costo della vita in queste città è significativamente superiore a quello del Ticino. Ragione per cui non è detto che lo scarto salariale sia un fattore molto importante. In conclusione: i fattori che influenzano le migrazioni di giovani ticinesi verso il resto della Svizzera possono essere diversi.