Amici o sposati

/ 14.11.2016
di Maria Bettetini

La moglie è sempre stata una rovina, per l’uomo di studio. A partire dalla caricaturale Santippe, bisbetica che aggrediva il marito Socrate: sei sempre in giro, non ti curi dei tuoi figli, non ci mantieni e ora ti fai beffe del tribunale e accetti una condanna a morte per fare sempre l’originale. Cosa dirà la gente, cosa posso dire ai tuoi figli, e chi sono questi ragazzini che piangono per te, Fedone, Apollodoro, un altro modo per non curarti della famiglia. Queste avrebbero potuto essere le parole di Santippe, secondo le testimonianze di Diogene Laerzio e di Antistene.

Nel medioevo, poi, è la stessa Eloisa ad accettare il matrimonio riparatore con Abelardo solo come un tentativo (fallito) per calmare i parenti. Decenni dopo, nelle lettere che i due si scambiano come da sorella a fratello, citano proprio Santippe, Abelardo ricorda la veemenza del rifiuto di Eloisa: «che accordo ci può essere tra scolari e serve, scrittoi e culle, libri o tavolette e conocchie, stili o calami e fusi?». E ancora: «Chi, infine, intento alla meditazione di argomenti sacri o filosofici, potrebbe sopportare i pianti dei bambini, le nenie che le nutrici cantano per calmarli, la folla schiamazzante dei servi, maschi e femmine?». Certo, se fossimo ricchi, avremmo un palazzo così grande da poter condurre vite separate, ma «la condizione dei filosofi non è quella dei ricchi, né coloro che ricercano la ricchezza e sono presi dalle cure del mondo avranno tempo per i doveri divini e filosofici».

Parole sante. Il vero intellettuale non può essere distratto né dalla vita famigliare, né dalla ricerca del denaro, men che meno da vicende amorose, tranne quel tanto che basta a soddisfare l’appetito sessuale, senza altre implicazioni, come sembra suggerire il famoso passo in cui Eloisa afferma che avrebbe preferito essere l’amica o addirittura la «sgualdrina» di Abelardo piuttosto che sua moglie. Quattro secoli più tardi Michel de Montaigne farà un paragone tra l’amicizia e l’amore per una donna. L’amicizia, si legge nei Saggi, nasce dall’esercizio della libera volontà, «si gode a misura che la si desidera», «si alimenta e cresce solo godendone». Il matrimonio, invece, è «un accordo dove solo l’ingresso è libero», l’amore è «un fuoco cieco e volubile, ondeggiante e vario, fuoco di febbre, soggetto a eccessi e pause, che ci occupa da un solo lato». In queste condizioni, come sarà possibile per l’uomo meditare, pensare, scrivere?

La soluzione, tornando ai nostri giorni, sembrerebbe una sola (escludendo la generosa ma ingiusta profferta di Eloisa): trasformare il matrimonio in amicizia. Si dice che con gli anni la coppia scivoli dal rapporto passionale a quello amicale, e sarebbe questa la via di salvezza di tutti i matrimoni, una sopraggiunta complicità che serenamente lega due persone anche nella maturità e nella vecchiaia. Ma all’inizio, quando ci si è appena fidanzati, appena sposati, perché cercare anche l’amicizia?

La risposta questa volta non è nelle parole di un filosofo, ma è sugli schermi televisivi, d’accordo con l’epoca che stiamo attraversando. Si tratta di un programma ovviamente poco intellettuale, così trash da superare ogni limite di prudenza. Si intitola Matrimonio a prima vista, è un format importato, che furoreggia già in altre parti del mondo. In breve: un team sceglie tra duecento volontari tre maschi e tre femmine che si sposeranno senza essersi mai incontrati. Il team è composto da un sociologo famoso, uno psicologo nerd e una sessuologa ammiccante. La trasmissione segue i tre matrimoni, a partire dall’incontro tra i due sconosciuti che si promettono fedeltà davanti a un rappresentante del sindaco, la festa, il viaggio di nozze. Le tre coppie sono quasi felici, almeno due su tre sembrano ben consolidate.

Ma poi, ahimé, si torna a casa, alla vita di sempre. Qui entra in gioco l’amicizia, che naturalmente non è nemmeno potuta incominciare all’interno delle coppie. A dire il vero entra in gioco anche il team. Per esempio, uno dei mariti allontana la moglie: solo pensare di essere sposato lo mette in ansia. Ma oltre a sottometterlo a test psicologici, perché non domandargli, intendi sposarti? Un’altra coppia è in crisi perché a lui lei non piace fisicamente. Anche qui un pensierino al team: capire il valore dell’«aspetto fisico» per costui andrebbe scoperto prima di accoppiarlo. Se gli uomini seguissero l’esempio dei filosofi, un paio di pensierini al giorno se li porterebbero a casa.