Adriano, lunga vita a noi!

/ 22.01.2018
di Bruno Gambarotta

Lo scorso 6 gennaio Adriano Celentano ha compiuto 80 anni, io qualche mese prima. Oltre l’età abbiamo in comune la paura, possiamo sottoscrivere l’affermazione dell’autore del Leviatano, Thomas Hobbes: «La paura è il mio gemello». Adriano ha paura di salire su un aereo, di inoltrarsi nelle gallerie stradali e ferroviarie. In viaggio con una troupe in vagone letto da Milano a Parigi, il treno sosta a Domodossola, Adriano si sveglia, esce sul corridoio, abbassa il finestrino per farsi rassicurare da un ferroviere: «Sono già passate le gallerie, vero?». L’altro, con legittimo orgoglio: «State per entrare nella galleria del Sempione, la più lunga d’Europa». Risultato: tutti giù dal treno in pigiama alla ricerca di un albergo, qualcuno a Parigi andrà alla stazione a raccattare i bagagli.

Roma, ingresso artisti del teatro delle Vittorie, sta per andare in onda una puntata di Fantastico e quando già è partita la sigla arriva dall’Hilton la Mercedes con Adriano già in costume di scena. Il tempo di aprire la portiera di destra e un fan attempato gli si butta addosso implorando: «Adriano, fammi entrare, fammi fare qualcosa!». Cerco di liberarlo dall’abbraccio e lui mi ordina: «Fallo entrare, fagli un contratto da figurante». Eseguo, naturalmente. A bocce ferme, commentando la puntata gli chiedo che bisogno c’era di scritturare quell’esagitato. «Non voglio fare la fine di John Lennon».

In una delle rare volte in cui si andava al ristorante, al suo arrivo il titolare impazziva di felicità e gli preparava un meraviglioso pesce al forno dopo averglielo fatto scegliere da un vassoio. Una volta cotto, il pesce gli veniva servito già spinato a dovere. Adriano tormentava quella polpa bianca con i rebbi della forchetta e lo passava a me, che prevedendo il gesto, mi ero seduto alla sua destra: «Tieni, mangialo tu». Alla domanda «Perché non l’hai voluto?» replicava con un’altra domanda: «E se una lisca s’infilava in gola?».

Io sono un catastrofista, prevedo disastri a ripetizione, prima di coricarmi controllo la manopola del gas di cucina, al cinema mi siedo vicino a un’uscita di sicurezza e non prendo mai ascensori, dopo che una volta sono riuscito a bloccarne uno fra un piano e l’altro con la sola forza del pensiero. Su un aspetto fondamentale siamo in netta opposizione e per definire le nostre due polarità ci facciamo aiutare da James Hillman: «Senex e Puer, forniscono l’archetipo per la fondazione psicologica del problema della storia». Adriano è un Puer Aeternus io sono un Senex Aeternus. Cominciamo da Adriano. «Il Puer non sopporta la tortuosità, il tempo e la pazienza. Non conosce le stagioni e l’attesa, e quando deve riposare o ritirarsi dal centro dell’azione sembra fissato in uno stato atemporale, ignaro del passare degli anni, non in sintonia con il tempo». Fra un’uscita pubblica e l’altra Adriano vive isolato, lontano dalla ribalta, nella sua villa di Galbiate. Adriano ha sempre vent’anni, ne compiva 50 in coincidenza con l’ultima puntata di Fantastico trenta anni fa e ha proibito a noi autori di celebrarlo. «Il Puer non comprende il movimento avanti e indietro, da destra a sinistra, dentro e fuori, che favorisce la sagacia nel procedere passo passo attraverso la labirintica complessità del mondo orizzontale». Qui la parola chiave è «complessità». In uno dei suoi monologhi attaccò frontalmente l’impiego della chimica nell’agricoltura parlando della «mela avvelenata». Volevo fargli leggere un dossier sugli anti parassitari che avevano permesso di sfamare il Terzo Mondo ma lui respinse l’offerta: «Mi vuoi solo confondere le idee». Ancora: «Il Puer può cercare e rischiare; possiede intuizione, gusto estetico, ambizione spirituale, tutto, ma non psicologia».

Passiamo ora alla polarità Senex, la mia: «I nostri atteggiamenti puer non sono legati all’età giovanile e le nostra qualità senex non sono tenute in serbo per la vecchiaia. (...) Il Senex più maturo della sua età, desideroso di riconoscimento da parte dei più anziani è intollerante della propria giovinezza». Non vedevo l’ora di invecchiare, ho salutato con gioia i primi capelli bianchi, per conformismo mi sforzavo di modellare i miei comportamenti a quelli dei miei coetanei. Dovevo fare il cascamorto con tutte le nostre compagne mentre l’unica che mi piacesse non mi degnava di uno sguardo. «Il temperamento del Senex è freddo, una freddezza che può esprimersi anche come distanza». Non dico di non averci provato, ma non sono mai riuscito ad appassionarmi a una causa. Schiacciato dal senso del dovere, ho sempre solo inseguito «la possibilità di perpetuarmi mediante l’abitudine, la memoria, la ripetizione e il tempo».

Torniamo al Puer con un’ultima citazione da Hillmann: «Del resto il Puer non è destinato a camminare, ma a volare». Adriano vola e ha venduto milioni di copie dei suoi dischi. Il mio passo è «lento, pesante, plumbeo» e dei miei libri, scritti con molta fatica, ho venduto negli anni qualche migliaio di copie. In compenso la paura è un elisir di lunga vita, Thomas Hobbes da cui siamo partiti è morto a 91 anni. Era nato nel 1588, quando la vita media era inferiore ai 40 anni. Buon compleanno, Adriano. E lunga vita a entrambi.