In queste settimane Luigi si trova a soppesare con una certa preoccupazione i quotidiani ticinesi. Si stanno assottigliando, perdono di sostanza fisica e di peso. Li confronta con gli altri (italiani, svizzero tedeschi) che è solito sfogliare, con impegno abitudinario, in vari momenti della giornata: per tutti è la stessa cosa. Sarà anche la stagione, sarà che d’estate il numero dei lettori cala in modo fisiologico. Le redazioni lo sanno e approntano edizioni leggere, agili, nell’attesa della riapertura delle scuole, del ritorno del pubblico. Ma questa leggerezza è davvero soltanto un fenomeno temporaneo?
La risposta alla domanda purtroppo è negativa. Fior di inchieste e di statistiche mostrano che la stampa cartacea è in grande difficoltà. I giornali dimagriscono non a causa della stagione calda, ma della carenza di inserzionisti (e di lettori). Ma cosa è successo? Per una persona come Luigi la cosa è davvero inspiegabile. Fin da ragazzo, grazie all’abitudine appresa dai suoi genitori, Luigi si è impegnato ad abbonarsi a un quotidiano. Lo trova la sera quando torna a casa dopo il lavoro. In realtà l’ha già letto in ufficio, ma la sera conclude la lettura di quegli articoli lunghi, che per motivi di tempo non ha potuto approfondire.
Oltre al quotidiano, Luigi è abbonato da tempo immemorabile a un settimanale regionale. In Ticino sono effettivamente un’altra importante istituzione, fondamentale anzi, per capire cosa succede nel grande microcosmo locale.
Nella sua libreria Luigi ha, inoltre, un classificatore rosso. È il deposito degli articoli che lo interessano, che meritano di essere conservati. Sono quelli che rispondono a particolari domande o toccano temi che gli stanno a cuore. Staccare da un giornale la pagina con un articolo da conservare è un atto che si compie con grande soddisfazione e serietà: quasi da cercatore di funghi che ha individuato un porcino. Quel ritaglio va a depositarsi in un fondo di idee e di conoscenze che, Luigi ne è ben consapevole, sarà speso in varie occasioni durante colloqui con amici, cene conviviali, incontri fortuiti con sconosciuti al bar.
I giornali, da sempre, sono stati per Luigi una miniera di stimoli e di spunti. Costituiscono un patrimonio dialettico di grande utilità pratica. Che gli piove ogni giorno sul tavolo di casa e gli riempie la vita. Non potrebbe farne a meno. Luigi non riesce a capire le obiezioni di chi li snobba a favore dei media elettronici.
Sono troppo cari? Ma un abbonamento annuale è poco più costoso di una bolletta telefonica mensile. La troppa carta utilizzata rende il giornale poco ecologico, in confronto alle notizie lette sui dispositivi elettronici? Ammesso e concesso che si tratti della stessa informazione (il rapporto fisico con il giornale è un’esperienza sensoriale completa, tattile, olfattiva, visiva, da non sottovalutare, che aiuta a «integrare» le notizie, che ce le rende molto più concrete) il giornale cartaceo pare in realtà il media più ecologico.
Carta è, e carta ritornerà, in un ciclo virtuoso che si chiude con relativa semplicità. La stessa cosa non è pensabile per tablet e smartphone, il cui funzionamento richiede regolari approvvigionamenti elettrici e il cui smaltimento crea problemi ecologici molto più difficili da risolvere. Insomma, a chi gli fa presente che i tempi sono cambiati e che oggi ci sono modi più moderni di accedere alle notizie, Luigi si trova sempre un po’ perplesso. A volte teme proprio che si stia alterando in modo irreparabile la biodiversità delle idee e questo è un fatto di cui tutti dovrebbero preoccuparsi. Decidendo magari di abbonarsi a un giornale.