La cultura non va solamente fatta, ma ci vuole anche qualcuno che la proponga, che la gestisca e che la sostenga. In questo senso Migros ha sempre avuto un ruolo pionieristico, riuscendo nel difficile esercizio di mantenere un equilibrio tra arte cosiddetta «alta» e arte popolare, tra generazioni diverse, ma anche tra eventi sostenuti ed eventi (co)prodotti. Il Percento culturale di Migros Ticino non fa eccezione a quella che per l’azienda fondata da Gottlieb Duttweiler è ormai una tradizione, come dimostra l’articolata serie di appuntamenti proposti nel nuovo calendario annuale. Anche quest’anno il Percento culturale di Migros Ticino è presente nella scena culturale cantonale con un ruolo di prim’ordine, ben dosato tra discipline diverse e target di pubblico particolarmente eterogenei. Quest’elasticità permette di riunire sotto lo stesso cappello eventi anche lontani tra di loro, come festival letterari, rappresentazioni teatrali e di danza, concerti di vari generi musicali, spettacoli per piccolissimi, open air rivolti agli adolescenti...
In occasione dell’uscita del nuovo calendario culturale per la stagione 2017-2018 del Percento culturale di Migros Ticino (allegato a questa edizione di «Azione»), abbiamo incontrato Luca Corti, responsabile da quasi un anno del Servizio Comunicazione e cultura di Migros Ticino.
Luca Corti, lei è responsabile sia della comunicazione, sia di aspetti più prettamente culturali: come si arriva ad ottenere questa doppia formazione?Ho sempre avuto la fortuna di potermi muovere tra i due ambiti, comunicativo e culturale. Già nel corso dei miei studi – ho conseguito un Master in scienze della comunicazione all’USI di Lugano, specializzandomi in Corporate Communication – collaboravo con l’allora Dicastero Giovani ed eventi, occupandomi del cartellone culturale. Ero responsabile della Sala Metrò e coordinatore dello Studio Foce e il mio lavoro principale era proprio quello di organizzare e gestire eventi culturali. A questa attività, svolta in un secondo momento da consulente esterno, è seguita quella nel reparto marketing dell’allora Banca del Gottardo, dove organizzavo prevalentemente eventi clientelari, ma ho anche avuto modo di lavorare molto con la Galleria Gottardo di Rogantini. Sono seguiti quasi dieci anni di attività, sempre nei campi di comunicazione e cultura, per un grande rivenditore nazionale, finché nel settembre del 2016 sono arrivato in Migros.
Come sono stati questi primi undici mesi di attività a Migros Ticino?
Molto intensi, una centrifuga, ma sono abituato a questi ritmi, è un feeling che conoscevo bene dalle mie attività precedenti. Ovviamente la cultura ora gioca un ruolo molto più importante nella mia professione, ma alcuni attori del mondo culturale non sono nuovi per me. Ho avuto modo di rendermi conto personalmente di quanto per Migros sia fondamentale il sostegno alla cultura, che è ancorato addirittura negli statuti e nella sua forma rappresenta un unicum mondiale. Poiché la situazione congiunturale attuale non è particolarmente favorevole, si assiste al disimpegno di molte aziende, ma grazie al suo mandato Migros ha la facoltà di rimanere sempre presente, diventando uno degli attori di primo piano nel panorama culturale ticinese e nazionale.
In quale modo Migros Ticino struttura il sostegno alle attività culturali?
Da Yvonne Pesenti-Salazar ho ereditato un piccolo gioiello, perfettamente funzionante, che ora mi impegnerò a conservare con cura e a fare crescere. La presenza del Percento culturale di Migros Ticino su tutto il territorio cantonale in modo equilibrato e il mix di target cui si rivolge, rimane senza dubbio un atout.
All’interno del programma si trovano da una parte manifestazioni con una tradizione, collaborazioni di lunga data, che rappresentano la base su cui lavorare. Mi riferisco ad esempio alle stagioni teatrali di istituzioni come il Teatro Sociale di Bellinzona, il LAC di Lugano, il Monte Verità di Ascona, il Teatro San Materno, sempre ad Ascona, o il Cinema Teatro a Chiasso.
Dall’altra parte però ci sono anche molte cose nuove, sempre più spesso di natura multidisciplinare. Le generazioni più giovani usano le nuove tecnologie, la cultura sta cambiando. Il mio sguardo resta dunque rivolto anche a quella che negli anni Settanta e Ottanta era considerata cultura popolar, pop o alle correnti indipendenti, alternative, urbane e suburbane. È per questo che nel programma ho deciso di inserire progetti di arte visiva e installazioni di multimedia e interaction design. Cerchiamo di mantenere una visione eterogenea delle fasce di pubblico, senza perdere mai di vista la qualità degli eventi.
Come è da intendersi la cultura oggigiorno, quando tutti ne parlano?
Secondo me la cultura si trova in ogni cosa: nella storia, nella tradizione, ma anche nell’innovazione, nel cambiamento. Fondamentalmente la cultura è vita. Quando poi riesce a sorprenderci, la cultura diventa emozione, e devo dire che è proprio questa la parte più bella del mio lavoro.
E il suo rapporto personale con la cultura com’è?
Sono sempre stato legato e attento alle molte proposte offerte del nostro Cantone, e nel tempo libero mi dedico con interesse alla cultura. Cerco di riconoscere i trend cantonali, ma anche nazionali. Ho constatato come in questi anni siano cambiate profondamente le modalità di scambio culturale, che ora risulta estremamente facilitato. Se un tempo era necessario spostarsi e girare per potere fruire della cultura, ora non è più così, da una parte grazie ai nuovi mezzi tecnologici, dall’altra perché disponiamo di un’offerta culturale davvero straordinaria proprio qui da noi.
Il rischio che si corre in questi casi è che da qualche parte la qualità debba lasciare il posto alla quantità. È dunque importante mantenere sempre un occhio critico nei confronti delle proposte che ci vengono sottoposte, poiché credo che l’asticella della qualità vada sempre tenuta alta.