Daniel Feldmann, direttore della Riseria, è un grande specialista di questo cereale


Un bel rapporto di fiducia

Da anni Migros compra riso biologico in India e Thailandia. Daniel Feldmann, direttore della Riseria. Daniel Feldmann, direttore della Riseria di Taverne, un’industria della Migros, ci spiega perché i contadini locali si rifiutano di vendere la produzione al miglior offerente e descrive il loro legame con l’azienda svizzera
/ 26.03.2018
di Thomas Tobler

Signor Feldmann, in questi giorni il riso proveniente dall’India e dalla Thailandia sta arrivando alla Riseria di Taverne e presto sarà venduto nei supermercati Migros con il marchio «Bio Mister Rice». Il 2017 è stato una buona annata?
Siamo molto soddisfatti della qualità che ci è stata consegnata e i nostri risicoltori hanno anche rispettato i quantitativi pattuiti. Tuttavia, la situazione in questi due paesi è delicata, pur per ragioni diverse.

Iniziamo descrivendo il contesto indiano.
Da quando l’Unione europea ha abbassato i valori massimi dei residui di pesticidi nel riso basmati al livello applicato in Svizzera, è diventato molto più difficile rifornirsi in India, perché la domanda si è impennata. Il problema principale è che i tenori dei residui sono elevati nelle regioni risicole tradizionali a causa dell’inquinamento del suolo. E questo anche in assenza di trattamenti chimici.

Sono interessate dal problema anche le zone di produzione della Migros?
No. Quando, sette anni fa, abbiamo iniziato a coltivare il riso basmati nel Nord dell’India, abbiamo subito deciso di rinunciare ai pesticidi e ai concimi e di puntare sul biologico. Nella nostra zona di produzione, il riso non è mai stato esportato prima: i contadini hanno sempre lavorato unicamente per sopperire al loro fabbisogno. Così facendo non hanno avuto la tentazione di fertilizzare eccessivamente il terreno.

E questo riso biologico prodotto dai risicoltori Migros in India è sempre molto richiesto.
Assolutamente. Ma va fatta una precisazione: non si tratta esattamente di risicoltori che lavorano in esclusiva per la Migros. Nonostante esista un contratto, non hanno alcun obbligo di consegnare a noi il loro riso. Se volessero, potrebbero mettere il loro raccolto sul mercato, speculare e vendere al miglior offerente.

E non lo fanno?
No, per fortuna! O perlomeno non attualmente. Lavoriamo assieme ormai da tanti anni e intratteniamo rapporti molto diretti sia con i nostri partner commerciali indiani sia con gli agricoltori. Stanno dando prova di lealtà nei nostri confronti e rispettano le condizioni di consegna stabilite, e questo benché verso il riso ci sia un crescente interesse. È una prova della stima che ci riservano.

Come si può descrivere la cooperazione tra la Migros e i risicoltori indiani? Questi ultimi conoscono personalmente i rappresentati del grande distributore o sanno solo che il riso prende la via della Svizzera?
Gli agricoltori che coltivano riso basmati in India sono circa 750… ed ovviamente non li conosco tutti personalmente (ride)! Intratteniamo contatti regolari con il nostro partner sul posto e una volta all’anno visito i contadini per informarli sulla commercializzazione del loro riso. Vi garantisco che la prossima volta gli farò leggere questa intervista! Ormai conoscono bene la Migros e si tengono al corrente dei prezzi di mercato, ciò che a volte rende le trattative più difficili per noi (sorride). Stando così le cose, siamo ben felici di poter discutere su un piano di parità con una controparte trasparente e informata.

Quali sono le conseguenze di questa collaborazione sulla vita quotidiana dei contadini?
Credo che a loro dia soprattutto la sicurezza di poter vendere il loro riso a un prezzo interessante, nonché equo. Inoltre, il nostro progetto contribuisce indubbiamente a limitare l’esodo dalle campagne. Infatti, se i raccolti hanno un valore che dà ai contadini la possibilità di guadagnarsi la vita, essi preferiscono restare sulle loro terre e dedicare le loro energie a coltivarle.

Adesso parliamo un po’ della Thailandia. Quali ostacoli avete incontrato in questo paese?
L’anno scorso la quantità di riso che aveva la qualità richiesta è crollata a causa delle forti precipitazioni. In presenza di una domanda costante, una diminuzione dell’offerta si traduce necessariamente in problemi di approvvigionamento e in un rialzo dei prezzi.

Alla fine, però, anche i produttori thailandesi hanno consegnato i volumi stabiliti.
Diversamente dalla nostra collaborazione di lunga data instaurata in India, con i risicoltori thailandesi lavoriamo direttamente solo da cinque anni. Comunque ci hanno fornito le quantità promesse nei tempi previsti: e la qualità è assolutamente irreprensibile. Come in India, anche qui si tratta di un segnale molto positivo per noi, in quanto anche gli agricoltori thailandesi sono completamente liberi di vendere i loro raccolti a chi offre di più.

Anche il riso coltivato in Thailandia è biologico?
Sì, il riso jasmine thailandese è prodotto senza la minima quantità di fertilizzante chimico. Al momento del nostro arrivo, cinque anni fa, i contadini erano già sensibilizzati su questo punto. Coltivavano il riso esclusivamente secondo i principi bio, preservando l’acqua, il suolo e la loro stessa salute.

Migros li sostiene anche con una formazione agricola?
Il nostro partner sul posto li associa regolarmente a progetti di formazione, che consistono, ad esempio, nel selezionare le sementi per migliorare la qualità del riso anno dopo anno oppure nel provare metodi di semina differenti allo scopo di bonificare il suolo e favorire la formazione di humus. Inoltre, imparano anche a ridurre le loro emissioni di CO2. Un aspetto che va molto aldilà degli standard bio.