Il Percento culturale Migros è la maggiore istituzione privata per la promozione della cultura in Svizzera. Da decenni svolge anche un’ampia attività in ambito sociale. Con Ramona Giarraputo, responsabile del settore Attività sociali, abbiamo parlato dell’impegno sociale di Migros e della nuova strategia di intervento in questo campo.
Il Percento culturale Migros viene solitamente associato alla cultura – sostegno ad artisti e a progetti e manifestazioni culturali – quasi mai invece, perlomeno nella Svizzera italiana, a progetti in campo sociale. Quale ruolo attribuisce Migros all’impegno sociale?
Nelle tesi che il fondatore di Migros Gottlieb Duttweiler ha stilato nel 1950 insieme a sua moglie Adele, ha messo in evidenza l’importanza dell’attività in campo sociale: «L’interesse generale deve prevalere rispetto all’interesse per la Cooperativa Migros (…). Alla nostra crescente potenza economica dobbiamo costantemente affiancare prestazioni in campo sociale e culturale di portata equivalente». Su questi principi si basa ancora oggi l’attività del Percento culturale Migros.
Il settore sociale ha recentemente messo a punto una nuova strategia. Con quali obiettivi? Quali sono state le riflessioni che vi hanno portato a darvi nuovi orientamenti?
La società evolve rapidamente, e con essa cambia la rilevanza delle tematiche sociali. Globalizzazione, digitalizzazione, cambiamenti demografici e fenomeni migratori sono portatori di mutamenti epocali. Il nostro lavoro consiste nel creare attenzione attorno ai temi di maggiore importanza, verificandone costantemente l’attualità. Perciò cerchiamo di operare al di fuori di categorie rigide. Migrazione, rapporti intergenerazionali, salute, lavoro e società civile: questi concetti sono stati il fulcro della nostra attività, e continuano ad essere importanti. Nella nuova strategia partiamo però da problematiche che vengono formulate a un livello superiore e in modo più ampio. Ad esempio non parliamo più semplicemente di migrazione, ma di convivenza in una società caratterizzata dalla molteplicità. Il fenomeno migratorio continua a costituire un aspetto centrale, ma comprende anche temi quali i rapporti tra le generazioni e nuovi modelli familiari. Lo stesso vale per l’impegno civile e sociale: proprio in questo ambito, nel quale siamo attivi da molto tempo, si profilano molti cambiamenti. Nascono nuove forme di partecipazione e di volontariato sociale. Per capire quale sarà il futuro dell’impegno sociale abbiamo commissionato uno studio all’Istituto Gottlieb Duttweiler, i cui risultati verranno pubblicati il 28 maggio. Oltre a realizzare progetti concreti, con lavori di concetto come questo vogliamo fornire un contributo alla riflessione sui temi che assumeranno rilevanza sociale nei prossimi anni.
Quale pensate potrà o dovrà essere l’impatto della nuova impostazione del vostro lavoro, quali i cambiamenti che volete promuovere?
Il mondo è diventato molto più stratificato, più dinamico e più imprevedibile: la nostra vita quotidiana è dominata dalla complessità, dall’instabilità e dall’insicurezza. Queste condizioni quadro determinano il nostro lavoro e i nostri progetti. Perciò affrontiamo i temi in modo graduale, con un approccio multidisciplinare, e da diversi punti di vista. Mettiamo in rete i diversi attori, mettiamo in contatto le persone, collegando le idee in modo innovativo. Così è anche possibile sviluppare progetti modello, in grado di dare risposte puntuali a sfide concrete, coinvolgendo da subito gli operatori e i gruppi target più significativi. All’inizio di ogni nuovo progetto vi è sempre la stessa domanda: quali sono i bisogni sociali nelle diverse regioni della Svizzera? Poi inizia un processo iterativo: da una parte la messa in campo delle competenze specifiche nostre e di esperti e specialisti esterni, dall’altra i gruppi target, le cui istanze possono determinare lo sviluppo del progetto. Perché sono le persone e le organizzazioni locali attive sul piano locale, nei comuni e nelle città che sanno esattamente di cosa c’è bisogno. Questo rafforza l’efficacia dei nostri interventi, e nel contempo ci permette di raggiungere un obiettivo che consideriamo prioritario: il rafforzamento della coesione sociale in Svizzera.
Come nascono e si concretizzano nella pratica le vostre attività sociali? Quali sono le riflessioni che vi guidano nel vostro lavoro?
Problematiche sociali complesse richiedono competenze multiple. Il nostro team si compone di collaboratrici e collaboratori con formazioni e background scientifici diversi: sociologhi e psicologi, ad esempio. Tutti con una solida esperienza nella realizzazione di progetti. I responsabili delle singole iniziative lavorano a stretto contatto con i gruppi di interesse dei rispettivi campi di attività, e sono perciò sempre informati sia sugli sviluppi più recenti che sulle questioni cruciali. Noi definiamo i temi in cui riteniamo ci sia una necessità di intervento – al momento ad esempio ci stiamo occupando delle «comunità di assistenza» (caring communities). Chi si prende cura delle persone oggi, in una società così individualista e frammentata – nel proprio quartiere, tra vicini? Come possiamo sostenere questo tipo di comunità – delle quali fanno parte anche i gruppi di anziani che si ritrovano per mangiare assieme? Quali modelli di promozione possiamo sviluppare per favorire la creazione di comunità locali a livello di quartiere? In questi temi sono già coinvolti numerosi attori: per noi è molto importante metterli in rete a livello nazionale, affinché si conoscano e sia possibile uno scambio reciproco – che si sappia chi fa che cosa, insomma – in modo da poter imparare gli uni dagli altri e dare visibilità a quanto esiste, evidenziando i migliori esempi tratti dalla pratica.
Per il nostro lavoro abbiamo definito dei principi guida, ai quali si ispirano tutte le nostre attività. Innovazione sociale: sviluppare e diffondere modelli operativi; Attenzione sociale: interagire in modo consapevole con l’ambiente circostante; Sostenibilità sociale: pensare globale, agire locale; Partecipazione sociale e organizzazione autonoma: impegnarsi e promuovere le potenzialità; Connessione sociale: promuovere l’incontro e la cooperazione.
I progetti del Percento culturale sono spesso frutto di collaborazioni molto ampie, che coinvolgono a volte disparati attori e operatori. In che misura e attraverso quali canali si struttura la collaborazione con istituzioni ed enti pubblici?
Le cooperazioni per noi sono fondamentali. Abbiamo bisogno di partner regionali e locali e di istituzioni come Pro Senectute, o la Commissione federale della migrazione, con cui realizziamo progetti in loco. A seconda dei temi, attori e gruppi target rilevanti possono assumere un ruolo nella conduzione del progetto. È necessaria la partecipazione di persone del posto, che conoscono bene l’ambiente. Come avviene ad esempio nel progetto Generazioni al museo, che stiamo realizzando nella Svizzera italiana: qui lavoriamo con diversi musei locali, per rendere possibile l’incontro tra persone di diverse generazioni.
Quali sono i differenti approcci e le principali sfide per quanto riguarda la Svizzera italiana?
La nostra nuova strategia mette l’accento sulla realizzazione di progetti modello in tutte le regioni del paese. Negli ultimi due anni ci siamo concentrati sulla diffusione dei progetti nella Svizzera romanda e italiana – coinvolgendo direttamente diversi attori locali e regionali. Ciò ha evidenziato come la realizzazione di determinati progetti nella Svizzera italiana richieda alcuni adattamenti. Abbiamo constatato che reti sociali, competenze, responsabilità e strutture sono diverse rispetto alla Svizzera tedesca, a causa delle differenze socio-culturali. Il Movimento AvaEva, per esempio, è nato come parte del progetto nazionale Grossmütterrevolution (La rivoluzione delle nonne, ndr). Col tempo abbiamo assodato che AvaEva aveva bisogno di un maggior margine di autonomia per rispondere alle necessità della regione, per cui è stato staccato dalla struttura nazionale e oggi funziona molto bene come associazione autonoma. Ma anche nell’ambito delle politiche legate all’integrazione sociale vi sono discrepanze.
Quali progetti intendete realizzare in futuro?
Attualmente abbiamo messo in atto numerosi progetti nella Svizzera italiana: Kebab+, Movimento AvaEva, Generazioni al museo, conTAKT citoyenneté, Tavolata e il centro di competenze Vitamina B. Stiamo elaborando iniziative in diversi ambiti e con focus diversi: la promozione della creatività nella prima infanzia, migranti e musei, caring communities, ma stiamo pure sviluppando modelli operativi innovativi legati a tematiche quali i rapporti di vicinato.